giovedì 26 dicembre 2013

"Splendore" di Margaret Mazzantini

"Lui dov'è?"
"Forse non mi ha mai amato"
"Ma tu hai amato lui... può bastare credimi"
E invece no, non basta mai. Amare senza essere riamati è condanna, mai salvezza. Amare, senza sapere perché, avendo il mondo contro è infelicità, tormento.
Lo sa, lo sospetta si da subito Guido. Figlio di genitori borghesi assenti persino a se stessi. Un grande condominio nel centro di Roma, stanze riempite di presenze altre per garantire normalità ad un bambino a tratti in affanno con la vita, forse è solo il naturale crescere, la scoperta di bisogni nuovi, la fragilità dell'adolescenza, il confronto con gli altri, con quel mondo di adulti che intorno a lui sembrano indifferenti, pezzi spaiati, anime sbeccate.
Allora la normalità viene dal basso, dal puzzo di umido e cavoli del sottoscala dove abita la famiglia del portiere: umori, odori e lui Costantino, suo coetaneo, equilibrato ma già avido di vita, di esperienza e riscatto. Si osservano i due, rispettoso Costantino, indisponente Guido. Prossimi eppure lontanissimi, due cani che si annusano un attimo prima dell'azzuffatina. Compagni di classe e di prime esperienza di vita contro ogni previsione come in una stanza d'albergo in gita in Grecia dove si scoprono reduci di una notte di bagordi che segna un confine: un prima e un dopo, preludio di un cambiamento di testa e forse di cuore.
Sarà così, capiterà di lì a breve il deflagrare di una passione inattesa, espressione di un amore che non si può dire, non per Costantino ai suoi genitori, non nella Roma di fine anni '70 ancora incapace di emanciparsi dall'ombra lunga della chiesa. E allora bisognerà rinunciare: cedere alle convenzioni, alle aspettative per Costantino, viaggiare per Guido, a Londra e così "tentare sempre una via di fuga dal carcere delle idee precostituite", ma non basteranno sregolatezze, nuovi amici e tentativi più o meno consapevoli di autodistruzione per dimenticare eppure sarà l'amore di una donna a salvarlo, la dolcezza di un corpo caldo accanto a cui dormire, la sua bella bambina a cui fare da padre, lo studio, il lavoro come docente di storia dell'arte e la stima dei suoi allievi e ancora, le potenzialità di affetti semplici e piccole certezze: rincasare in una casa accogliente, le cene tra amici, i sorrisi al mattino. A distanza di anni saprà che a dispetto di tutte le buone intenzioni il falso benessere è solo un modo altro per ingannarsi, convincersi di poter rinunciare a qualcosa, con l'amarezza di sapere che "la parte migliore della vita è quella che non possiamo avere" ovvero Costantino riapparso bisognoso e furente nella sua vita. Guido è pronto a rimettere se stesso in gioco, inizia a mentire a sua moglie, sacrifica il suo lavoro e i suoi risparmi per volare ogni settimana a Roma tra le braccia di lui, che vive tutto come una colpa fino all'inquietante aggressione di cui sono vittime su una spiaggia, gogna mediatica che li espone al mondo senza più difese, incerti sul da farsi, o liberi o condannati per sempre al silenzio. Accade così, silenzio per Costantino, libertà per Guido che non deve più fingere, uomo nuovo in un mondo vecchio. Ora Guido lo sa "tutte le relazioni d'amore nascono da una mancanza, ci immoliamo a qualcuno che semplicemente sa accomodarsi in questo spazio aperto e dolorante per farne quello che vuole: farci del bene oppure distruggerci".
La distruzione la porta la verità. In un giorno come altri, dopo un viaggio in moto per tornare a casa, a Roma, da Costantino. E' lontano il tempo dell'infanzia, il tempo in cui erano due bimbetti che giocavano nel cortile. E' lontano il ricordo della tenerezza della prima intimità quando Costantino l'aveva preso tra le braccia rivelandogli il suo amore, promettendogli che nulla di male sarebbe accaduto "non guardare nel buio, guarda me, guarda questo splendore".
Ma ora il buio è il dove che non si può tenere lontano. Il buio è l'anima nera in cui l'ha sprofondato la pubblica confessione di Costantino, il dramma di un ragazzino violato, a cui nessuno aveva voluto dar credito; l'orrore che aveva segnato un'infanzia che nessuno aveva protetto, per paura, necessità, vergogna. Un orrore che aveva generato rabbia, vendetta e forse un disperato bisogno di amore, cercato lì dove sembrava prossimo, lì dove c'era la fonte del male.
Adesso Guido è solo. Il buio l'attanaglia. Il mare si fa confidente. Lo porta indietro nel tempo, alla Grecia, al sogno di due giovani di vivere una vita diversa, al male che si poteva, doveva mettere alle spalle, la felicità che sembrava schiuma di mare, un momento dopo di essere portata via, promessa e nulla più. No, l'amore di uno solo non può bastare, e lo splendore è solo l'illusione di un momento spacciato per felicità.

Un romanzo forte, torbido, irrequieto. La voce narrante del protagonista, pagina dopo pagina, come un diario intimo, attraversa gli ultimi quarant'anni della nostra storia. Una voce che intenerisce, infastidisce, instilla rancori, dubbi, sospetti. L'amore non ha regole, è unico, è ammaliante, vertiginoso, brutale, tenero, ma anche potenzialmente pericoloso se ci lasciamo vincere dalla malia di un non vissuto che reclama più di quel che è possibile dare. L'amore è diverso, a prescindere da quale sia l'oggetto amato: uomo o donna. L'autrice raggomitola le parole per spiegare quello che non necessitava d'essere spiegato: l'amore si fa e basta. Delirante il tentativo di entrare nella testa del protagonista, un inconfessabile esagerato narcisismo autorale che impasta pensieri, desideri, aggressioni umorali. Un "di più" che schiaccia la parte più autentica del romanzo: l'amore atteso, quello splendore che ammanta le promesse degli amanti, che si legge negli occhi di si sceglie, di chi ci sceglie.

Nessun commento:

Posta un commento