“Di
norma una bugia serve a nascondere una verità, magari qualcosa di vergognoso,
ma reale. La sua non nascondeva nulla. Sotto il falso dottor Romand non c’era
un vero Jean-Claude Romand”.
Un paese di
provincia francese ai confini con la Svizzera. Una piccola comunità dove
l’appartenenza è valore. Circoli ricreativi, associazionismo, attivismo in
chiesa, scuole modello, ampi sorrisi su volti sereni. Benessere, armonia,
solidarietà. Fino ad un giorno di gennaio del 1993, quando il paese di
Prevessin implode su stesso. La casa dei Romand è in fiamme, uno ad uno vengono
recuperati i corpi degli occupanti. Jean-Claude Romand, stimato medico, lotta
tra la vita e la morte. Di lì a poche ore la polizia scoprirà anche i cadaveri
dei genitori del Romand. Sembra un incubo, è un incubo per l’intera comunità.
Ma il peggio deve ancora venire.
Romand non è chi
dice di essere. Non lavora all’Oms, non si è mai laureato in medicina, da circa
vent’anni semplicemente inganna se stesso e tutti quelli che ha intorno: amici,
familiari, la moglie.
Nessuno ha mai
sospettato nulla. Nessuno ha mai diffidato delle abilità, della gentilezza,
della disponibilità di un uomo che tutti indicavano come esemplare. Ma perché
Jean-Claude Romand lo ha fatto? Perché ha avuto la freddezza di uccidere i suoi
cari e sfuggire al suo suicidio? Perché mentire, da sempre? Quale personalità
malata, inquieta alberga in un uomo all’apparenza tranquillo quasi banale, al
punto da perdersi sullo sfondo della vita degli altri? Se lo chiedono tutti
quelli che l’hanno conosciuto, traumatizzati dalla morte della fiducia, se lo
spiegano i medici ma instilla dubbi in chi -semplice spettatore- fatica a
leggere negli occhi dell’assassino un perché? La risposta è al di là di ogni
ragionevole dubbio nella mente di un uomo che ha un solo nemico: se stesso.
Proprio lì, nel cuore di chi ha sofferto, subìto, che ha cercato visibilità,
affetto, amore, considerazione e che ha pagato un prezzo così alto per averlo;
un gioco al massacro per sfiorarlo per pochi anni, un’illusione pagata con
l’anima, in apparenza redenta con la fede. Ennesimo camouflage per sfuggire
all’avversario.
La testimonianza
difficile, sofferta, sincera di uno scrittore al cospetto della personificazione
del male, resa con un linguaggio appropriato e veritiero.
Nessun commento:
Posta un commento