domenica 15 dicembre 2013

"Quei pochi giorni preziosi" di Christopher Andersen

"E questi giorni brevi e preziosi li passerò con te".
E' un giorno di fine novembre del '63 quando a Dallas un attentato mette fine alla vita del presidente John Kennedy. Di lì a breve JFK sarebbe diventato leggenda, condiviso da una platea di uomini e donne che l'avrebbero pianto, ricordato, idolatrato. Sua moglie Jackie avrebbe desiderato restasse semplicemente un uomo. Un uomo con molte virtù e mille difetti, come tanti, come tutti.
Ma raccontare al mondo la vita privata di un mito, parlare della coppia presidenziale rischia di mandare in frantumi quella certa idea cristallizzata di famiglia perfetta, di un amore immortale.
Dalla scrittura di Andersen piuttosto fredda e formale, se pur scrupolosa nelle fonti, viene fuori una fotografia in bianco e nero di un tempo circoscritto in cui un uomo e una donna si amarono, a modo loro, sotto gli occhi di milioni di estranei. Un amore gravato dal primo istante dalla possibilità concreta di non essere mai davvero privato, intimo. Un amore tra due individualità accese, quasi egocentriche, di certo fortemente autonome e autoritarie che concessero ai rispettivi cuori di disarmarsi un attimo solo, quando si sfiorarono in un incontro che decise del loro destino.
Le rivelazioni sui problemi fisici di John, la sua ossessione per le donne -una sorta di dipendenza sessuale che avrebbe messo a dura prova qualsiasi matrimonio, il ricorso della coppia e di parte dell'entourage della Casa Bianca a cocktails di farmaci per reggere stress e malesseri, la drammatica perdita di due bambini, non scalfiscono l'allure magico della coppia presidenziale se mai lo rendono drammaticamente umano, brutalmente credibile.
Per questo la scrittura di Andersen riesce alfine a cogliere il senso di una vita e anche di una fine: "Jackie si avvicinò al corpo esanime di John (...) prese a baciarlo lentamente, deliberatamente. 'Ti amo, Jack. Ti amo' ".

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