sabato 18 febbraio 2012

"Un giorno solo, tutta la vita" di Alyson Richman

"Potrei vedere il suo braccio?" ripeté lui "Per favore". In tono quasi disperato. Lei ormai lo fissava, gli occhi piantati negli occhi. Come in trance, si tirò la manica. Sull'avambraccio, accanto a un piccolo neo bruno, c'erano sei numeri tatuati. "Adesso ti ricordi di me?" chiese lui, tremante. Lei lo squadrò di nuovo, come rivestendo di carne e ossa uno spettro. "Lenka, sono io" disse lui. "Josef. Tuo marito".
Un uomo e una donna anziani siedono a un tavolo. E' la cena della prova generale di un matrimonio. L'uomo e la donna, sperduti in un mare di volti, sembrano cercarsi, all'improvviso riconoscersi. Nessuno dei due crede possibile quell'incontro. Nessuno dei due si aspetta che il destino riservi loro una seconda possibilità. Sono Josef e Lenka. Sono marito e moglie. E sono nuovamente insieme a distanza di sessantadue anni. Una vita intera. Una vita insieme negata loro da un doloroso intrecciarsi di accadimenti. Perchè i due giovani universitari della Praga del '38, i due ragazzi decisi a fuggire agli orrori delle persecuzioni agli ebrei, avevano vissuto insieme una breve stagione d'amore, e una sola notte come marito e moglie prima di separarsi, inconsapevolmente.. per sempre. Negati i visti ai familiari, Lenka non aveva voluto seguire il giovane marito in America certa solo di una cosa "la famiglia non si lascia, non si abbandona, neanche per amore". Poi era seguita la notizia della morte di Josef in un naufragio, la perdita del bambino che aspettava e il trasferimento coatto al campo di concentramento di Terezin e lì.. nei mesi, anni a seguire.. l'orrore della prigionia, il tentativo di resistenza dei suoi compagni di lavoro, l'inquietudine dell'aberrazione umana e lo struggimento sordido, insopportabile della perdita dei suoi cari a dispetto della sua sopravvivenza, testimone con i suoi occhi, i suoi disegni del sacrificio di migliaia di innocenti a dispetto della personaficazione del male.
Al di là dell'oceano, un'altro sopravvissuto.. Josef, creduto da tutti morto, cerca invano la giovane moglie sperduta negli orrori dell'Europa in fiamme. Illusione. A dispetto di anni di attese, preghiere, ricerche.. la laconica notizia di una traccia e una fine dolorosa di Lenka ad Auschwitz.
Imperscrutabili traiettorie del destino spingono Josef e Lenka a credersi soli al mondo, decisi a lasciarsi andare se non ad un nuovo amore.. non potevano amare, non più di così.. a qualcun'altro a suo modo testimone e latore di un simile dolore, capace di accettare e comprendere silenzi e assenze, a condividere briciole di serenità, riversando felicità sulle generazioni successive.
Così era stato per Jospef e Amalia.. così per Lenka e Carl.. salvo ritrovarsi insieme.. occhi negli occhi.. per dire che i grandi amori non hanno mai fine.
Una struggente storia d'amore, una scrittura a tratti lieve quella della Richman, capace di filtrare il racconto doloroso, tristemente realistico degli orrori dei campi di concentramento, e raccontare del sacrificio di uomini e donne spinti a rinunciare a tutto per testimoniare al mondo gli orrori subiti, per salvare la vita di un proprio caro a dispetto della propria, preservando dignità, ostinandosi a trattenere l'umanità verso il prossimo, questo è il tratto che rende autentico e inteso il personaggio di Lenka "lavoravo come se fossi già morta, in quale altro modo avrei potuto lavorare, sentendo le urla dei deportati appena arrivati che si mettevano in fila fuori, le strida quando si rendevano conto che stavano per essere gassati? E gli strilli dei bimbi, le madri che chiedevano pietà?"

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