domenica 12 febbraio 2012

"Betibù" di Claudia Pineiro

"La cronaca nera arriva sempre dopo, poco più tardi, noi stiamo alle calcagna della morte. E dell'assassino. Stavolta è diverso".
Il corpo di Pedro Chazarreta viene ritrovato sgozzato in una pozza di sangue sulla poltrona del salotto nella sua villa a La Maravillosa, una piccola enclave esclusiva, dove controlli e sistemi di sicurezza all'avanguardia dovrebbero garantire la sicurezza dei ricchi abitanti. Eppure qualcuno ha ammazzato Pedro Chazarreta, nello stesso modo in cui tre anni prima era stata uccisa la moglie. Strane coincidenze o qualcosa di più?
Ad incuriorsi al caso, un vecchio cronista di nera de 'El Tribuno' Jaime Brena e il suo giovane sostituto in redazione e lei, Nurit Iscar, la 'dama nera' delle letteratura argentina, affossata dalla critica per un libro sbagliato, per gli amici Betibù, per la somiglianza con Betty Boop, cartone animato americano degli anni '20. Intorno le strambe amiche di Nurit, i fervori della redazione di un grande quotidiano, il pulsare di una metropoli, ma anche la crisi di mezza età di Jaime, esautorato dal lavoro che ama e abbandonato dalla moglie; la formazione di un giovane giornalista abile a navigare in rete ma imbranato nel cercare sul campo le notizie; i dubbi di una giovane redattrice di cultura su una gravidanza inaspettata; le ansie e gli sguardi indagatori della gente de La Meravillosa; e la bellezza autentica di Betitbù, attenta osservatrice, straordinaria tessitrice di trame, una cinquantenne decisa a dare una svolta alla sua vita di attese per dar forma al suo talento.
Un piccolo particolare in un lungo piano sequenza narrativo che incastra l'attenzione del lettore e il gioco è fatto. Una cornice senza foto, interrogativi a cui dare risposta, una drammatica concatenazione di eventi non attibuibili al destino ma alla mano dell'uomo e Betibù smaschera l'assassino o gli assassini.. su tutti l'impossibilità di accettare il male e mettere a tacere la coscienza che rivendica azione, il dilemma tra vendetta e giustizia.
La scrittura della Pineiro è vorticosa, realistica, appassionante, intelligente, intuitiva, così i suoi personaggi, gente comune spinta ad agire, capace di pensare, atta a non dare giudizi ma a capire, a istruire, indicare la strada a se stessi e agli altri. E c'è di più: la percezione dell'analisi di una società in cui controllare, dominare la paura è esercizio comune; dove il giornalismo ha perso la direzione e l'informazione ha ricacciato indietro l'appofondimento.
"Non fare lo stronzo" dice il ragazzo.
"Sono uno stronzo, sì -dice Brena- a volte non è affatto male essere uno stronzo, tiene a galla la dignità. E di questi tempi, quando tutto quello che ti circonda è una merda, stare a galla è importante"

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