venerdì 5 marzo 2010

Invictus

Ad eccezione del tema principale della colonna sonora -con una evidente assonanza alla conosciutissima 'O sole mio- tutto nell'ultimo film diretto da Clint Eastwood inneggia alla qualità: dalla recitazione all'accuratezza storica, dalla narrazione all'uso della cinempresa che passa sicura dallo stretto corridoio della prigione che ospitò Mandela alla massa inneggiante degli stadi. Mescolando i generi, biografia e sport, il regista americano celebra la grandezza di Mandela e l'epocale fine dell'apartheid con il duro momento storico della riconciliazione che qui passa anche attraverso lo sport, in questo caso il rugby, ed una squadra tanto odiata dalla gente di colore da tifarle contro in ogni occasione nazionale e internazionale. Mandela però non è un grande uomo a caso, capisce che la squadra degli Springbock con la caratteristica maglia giallo oro può voler dire tanto per tutti i sudafricani, così fidando nell'aiuto dei suoi collaboratori e del capitano della squadra, François Pienaar, parte alla conquista del paese, dai quartieri periferici ai grandi stadi fino a che nel corso dei mondiali del 1995, contro ogni pronostico i sudafricani sbaragliano l'avversario più temuto alzando al cielo la coppa, consacrando il miracolo di un paese finalmente pronto a svoltare: a capire, perdonare e andare avanti. Un film non grandioso ma emozionante perchè capace di trasmettere il messaggio che si cela dietro ogni gesto di caparbia speranza di chi lotta per un obiettivo, che sia vincere una partita di rugby o governare una nazione. Perchè.. "Non importa quanto sia stretta la porta, quanto piena di castighi la vita. Io Sono il signore del mio destino. Io Sono il capitano della mia anima".

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