
Cosa può l'oscura forza del desiderio? Cosa può la fascinazione che promana dal corpo di una piccola selvaggia che danza su una musica che solo lei sembra percepire? A cosa spinge il desiderio di una donna di farsi madre, sfidando la natura stessa quando una bambina non è più tale ma l'oggetto di un'esperimento? Un capriccio, un'ossessione? Questo e altro ingenera in chi la incontra la piccola Mathinna, un'aborigena scampata al progetto di colonizzazione forzata della sua terra. Orfana, spirito inquieto costretto a piegarsi alla farsa della civilizzazione salvo essere abbandonata quando non la si vede che come oggetto di potere maligno. A distanza di anni la storia di Mathinna, del governatore Lord Franklin e della moglie Lady Jane che l'adottarono per qualche tempo sfiorerà la vita di un grande scrittore dell'ottocento inglese, quel Charles Dickens che rivoluzionò il romanzo e che solo cedendo lui stesso all'attrazione per una giovane attrice arriverà a comprendere a quel che spinge il desiderio.. potente isteria del cuore che reclama attenzione e brucia l'anima.
"E in quel momento capì che l'amava. Non poteva più disciplinare il suo cuore indisciplinato. E lui, un uomo che aveva trascorso la vita nella convinzione che cedere al desiderio era un atto da selvaggi, si rese conto che il suo desiderio non poteva più essere negato".
Un romanzo, quello di Flanagan, che attinge a personaggi reali -lo è la stessa Mathinna- e che si sforza di indagare la personalità dei protagonisti, su tutti Dickens tormentato dalla famiglia, dalla morte della figlia, dall'insopportabile giogo in cui si è trasformato il suo matrimonio, e che nonostante questo non travolge il lettore. Un libro per lasciare un segno dovrebbe provocare emozioni, dare sfogo alla fantasia, stringere il corpo in una morsa dall'incipt alle ultime parole. Quello di Flanagan invece è e rimane dall'inizio alla fine un romanzo piatto. Scialbo.
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