domenica 7 marzo 2010

Le diaboliche

Jules-Amédée Barbey d'Aurevilly, eccentrico scrittore francese attivo dai primi anni '50 del XIX secolo regala al lettore avido di prosa sferzante uno sparuto numero di racconti caratterizzati da personaggi forti ("Chi l'aveva visto una volta non lo dimenticava più. Incuteva rispetto, come tutti gli uomini che non domandano niente alla vita, perchè coloro che non domandano niente alla vita sono più in alto di quella, ed allora essa è vile con loro"), descrizioni nitide ("era una sera, una sera di Spagna in cui il sole torrido faceva fatica a strapparsi dal cielo"), realistiche, fulminanti quanto le passioni vivide messe in campo nelle storie, accentuate da sentimenti che non conoscono mezze misure: passioni esasperate, vendette, odi e amori estremi, raccontate dalla voce di un testimone ora al cospetto di un nugolo di nobildonne affettate, ora al convivio tra amici, ora nel salotto della cosiddetta buona società che invece nasconde inquietanti segreti e sordide meschinerie. Ma è la vita dopotutto e le fulgenti donne tratteggiate dall'autore e non solo, sono davvero 'diaboliche'.

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