lunedì 15 marzo 2010

Alice in Wonderland

"La gente vede la follia nella mia colorata vivacità e non riesce a vedere la pazzia nella loro noiosa normalità!"
Tutto il film di Tim Burton, ispirato alle opere di Lewis Carrol, può condensarsi in questo pensiero. L'Alice di turno è una ragazza da marito un pò strampalata agli occhi della buona società, ma poco importa, bisogna piazzarla su mercato prima che scada come la vecchia zia che aspetta il principe azzurro. Alice di squinternato ha poco però, certo sin da bambina fa lo stesso sogno.. conigli vestiti con panciotti colorati e roba varia ma non è forse preferibe perdersi nei sogni se la realtà ha il volto di un pingue signorotto di campagna con problemi di digestione con cui si rischia di dividere il resto della propria vita e poi dove si caccerebbero le aspirazioni di una vita, lavorare, viaggiare, rendersi indipendenti in una società in cui le donne ancora sono rilegate in un cantuccio!? Meglio seguire il coniglio e finire in una buca e perdersi per davvero in un mondo che si scopre familiare, un mondo abitato da regine ossessionate dal potere e troppo prese da sé, animali parlanti, e un cappellaio matto che forse proprio matto non è. Il percorso di Alice però anche qui sembra segnato.. benchè proprio l'accettazione di questo destino da compiersi -vincere il nemico (la regina rossa)- sia l'occasione per prendere consapevolezza di sé. Un film che -considerato l'estro del regista- delude un pò tingendosi di fantasy ad uso e consumo del pubblico. Pochi gli effetti speciali, qualche guizzo visivo, musica sparata a palla e sceneggiatura delirante come la 'deliranza' finale del cappellaio matto.. comunque diciamolo pure alla fine.. la voglia di tuffarsi nel 'paese delle meraviglie' c'è..

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