giovedì 18 febbraio 2010

Amabili resti

Peter Jackson si confronta con il compito non facile di portare sugli schermi il romanzo della Sebold e in parte, disattende le attese. La storia è quella della scomparsa di una ragazzina in una città della provincia americana.
E' la sera del 6 dicembre 1973. E Susie Salmon non tornerà a casa.
Di lì in poi la vittima, imprigionata in un cielo, riflesso dei suoi sogni, osserverà le vite di parenti, amici, del suo stesso assassino scorrere ed evolvere fino al momento in cui il dolore si incanala in qualcosa di diverso dalla rabbia, dall'assurdità di una fine tragica che non si può accettare.
Jackson però, pur dilungandosi per 135 minuti smarrisce la narrazione, saltando passaggi chiave nell'evoluzione dei protagonisti, forzando la mano ad un finale che, consolatorio, porta finalmente Susie, voce narrante, a dire:
"Questi erano gli amabili resti, cresciuti intorno alla mia assenza. I legami, a volte esili, a volte stretti a caro prezzo, ma spesso meravigliosi. Nati dopo che me n'ero andata, e cominciai a vedere le cose in un modo che mi lasciava concepire il mondo senza di me.. ".
Il film si può dire bello, la fotografia gioca un ruolo chiave, l'ambientazione storica appare curata, intensa l'interpretazione della protagonista, eppure l'opera di Jackson non appaga del tutto.

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