domenica 30 giugno 2013

"Una cosa piccola che sta per eplodere" di Paolo Cognetti

Margot, Diego, Mina, Pietro, Anita. Giovani, giovanissimi adolescenti alle prese con i problemi di un'età incerta. In rivolta contro se stessi come l'anoressica Margot o l'inquieto Diego, sopravvissuti come Mina, spaesati come Pietro, ribelli come Anita. Mondi diversi, storie di una vita vissuta che lasciano segni visibili e invisibili, cicatrici sulla pelle e sul cuore; selvaggi, indomiti, incerti, tenaci, insoliti, ostinati; bellissimi e orribili corpi in trasformazione; coscienze sopite sul punto di sbollire un tormento esistenziale costruito a volte sul niente altre sulla disgregazione di una famiglia, l'assenza di responsabilità in quegli adulti che d'improvviso cessano il loro ruolo privandoli di riferimenti; sulla negazione di personalità in formazione, desideri di libertà e conoscenza da negare frustrando corpi, desideri, bisogni, limitando sogni, azioni, gesti.
La bravura dell'autore sta nella difficile scelta di comprimere una storia in poche pagine. Non è da tutti scrivere racconti, non è da tutti farlo così bene. Creare atmosfere, descrivere, catturare con una manciata di parole l'attenzione del lettore. Cognetti ci porta nelle stanze della clinica dove Margot torna a vivere lasciandosi nel dolore più cupo al capezzale della piccola Lucia e del suo ostinato lasciarsi andare, ci fa adorare la piccola Mina e le sue fantasie per tenersi a galla nella vita e perderci in montagna con Pietro. Narra e spiega perchè "la letteratura è diversa. E' la vita che non ha senso, mi capisci? La gente scrive delle storie per dargliene uno" e così non risparmia nulla, lasciando che una piccola cosa esploda nel nostro cuore al cospetto degli occhi di un ragazzino che ci guarda e costruisce il suo mondo.

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