domenica 2 giugno 2013

"La figlia dei ricordi" di Sarah McCoy

"Il passato è buio e pesante. Se glielo permettiamo, ci soffoca l'anima. Devi far pace col passato e andare avanti".
Reba è una giornalista. La panetteria Elsie's Backerei sembra il posto ideale per raccogliere informazioni sulle tradizioni natalizie tedesche. Pochi giorni alla consegna dell'articolo e molte idee confuse. Così pure la sua vita privata. L'ombra di un disagio familiare irrisolto e l'incapacità ad accettarsi e riconoscere l'amore dell'uomo che ha accanto. Reba non lo sa ma nella panetteria di Elsie troverà la forza per confrontarsi con le sue paure e una storia vera, emozionate. Una storia di coraggio, amore, sacrificio. Quella di una ragazza nella Germania nazista decisa a rischiare la sua vita e quella dei suoi cari per dare rifugio ad un bambino ebreo. Una ragazza provata dalle responsabilità e dagli orrori della guerra, sopravvissuta e desiderosa di riscatto e vita altrove. Una donna di forte umanità, ripagata dall'amore dei propri cari, degli amici, dei tanti clienti a cui dispensa buon cibo, sorrisi e parole gentili e di un grazie speciale giunto in ritardo da chi un giorno lontano ha strappato all'orrore dei campi di sterminio.
"Il destino non è generoso con nessuno, quanto a persone da amare".
Buon odore di dolci e pane caldo per ritemprare corpo e cuore si respirano per tutto il romanzo, e qualche frase ad effetto ma la scrittura della McCoy non ispira più di tanto. Solito doppio piano narrativo temporale, solite due protagoniste, Reba e Elsie, soliti temi comuni: l'inadeguatezza di giovani donne nel contesto familiare, esasperato nel caso di Elsie dalla guerra in corso e da un popolo inconsapevolmente complice di un capo folle (ma la disanima finisce qui, la McCoy non è uno storico e il lettore curioso dovrebbe se mai leggersi 'I volonterosi carnefici di Hitler' di Daniel Goldhagen per capirci qualcosa); e in Reba da un padre malato e violento, sopravvissuto al Vietnam, e morto suicida. 
Nonostante l'interessante contesto storico, necessario a fare della giovanissima Elsie una eroina contemporanea, va detto che la narrazione della McCoy  è poco originale tanto per contenuto che per forma; che alcuni personaggi compaiono come schegge impazzite prodotti di un sistema criminale e poco più, che il rispetto delle regole e la contravvenzione delle stesse -vedi Elsie al cospetto dei nazisti e dei valori riconosciuti dalla sua stessa famiglia e il poliziotto di frontiera Riki alfine renitente a denunciare gli illegali- ritornano più volte meritevoli però di maggiore attenzione.
La figlia dei ricordi è una bella storia ma sa di prodotto confezionato, nulla ha dei dolci fatti ad arte e con amore da una cuoca come Elsie, le cui ricette va da sé, come si chiede ad ogni buon libro di oggi, il lettore trova in appendice. Dolci che, per inciso, ingrassano solo ad imnaginarseli!
 

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