sabato 23 giugno 2012

"Dizionario delle cose perdute" di Francesco Guccini

"Ridatemi, vi prego, un tubetto del dentifricio come quelli di una volta. Non so di cosa fossero fatti, ma erano diversi da quelli attuali. (...) Il tubetto di una volta si schiacciava, partivi dalla fine e lo arrotolavi come un tubetto di conserva che comprimi col manico di un cucchiaio per cavarne fino all'ultima stilla".
Ecco, la scrittura di Guccini in questo personale, generazionale amarcord, è come un tubetto di dentrificio da arrotolare su stesso.. un tornare indietro nel tempo in cerca di sensazioni ed emozioni perdute: giochi, prime volte, suoni, odori, colori che non torneranno, forse anche per questo unici, indimenticabili. L'effetto nostalgia è assicurato ma l'evocazione stona al cospetto della frenesia del tempo attuale.
Eppure, a prescindere dall'età del lettore, vi è un 'come eravamo' che arriva al cuore sincero e buono di un'italinità che non c'è più.

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