sabato 25 settembre 2010

"La figlia di Jane Eyre" di Elizabeth Newark

Sempre più in auge, il pastiche letterario (per il tramite dell'imitazione di genere la riproposizione di ambienti, personaggi, temi già conosciuti) trova ne 'La figlia di Jane Eyre' uno degli esempi più riusciti. Elizabeth Newark imbastisce una storia avvincente e credibile che cattura sin da subito l'attenzione del lettore avvolgendolo nelle atmosfere tanto care alla Brontë.
Janet è la secondogenita dei coniugi Rochester, cresciuta nel mito del padre, parzialmente in soggezione nei confronti della madre, poco avvezza a mostrarle apertamente affetto, di cui però è profondamente orgogliosa.
Come non esserlo di una donna così determinata, fiera della propria integrità morale, attraversata sin da piccola dall'anelito di libertà e capace di una passione sincera e ardente per il marito, unione contrastata ma voluta a dispetto della comunità e di un inquietante passato?
La vita di Janet scorre tranquilla, tra le adorate corse a cavallo e le ore passate a leggere, anche i diari segreti della madre. Un'adolescenza la sua, imbevuta di storie e sogni accennati. Fino ai sedici anni..
Un giorno i genitori comunicano a Jane l'intenzione di viaggiare in compagnia del primogenito Oliver, tornare in Jamaica, per chiudere i conti con il passato e tacitare i rimorsi di coscienza. Affidata alla cura di due tutori, spinta a frequentare una scuola per signorine in quel di Londra, Jane ha modo di maturare, completare la sua educazione e fare vita di società: conversazione, balli, i primi timidi corteggiamenti, come pure sfoggiare il proprio carattere indomito che tanto la spinge a somigliare alla madre Jane.
Ospite del colonnello Dent in quel di Highcreast in attesa del ritorno dei suoi familiari, Jane fa la conoscenza del giovane Roderick Landless la cui somiglianza con il padre la spinge a soffocare il timore -sostenuto da mille pettegolezzi- che sia suo parente, forse un fratellastro.
Ma come costringere il cuore a rinnegare un sentimento forte e sconosciuto che la spinge ad aver fiducia in Roderick? Come tener testa all'orgoglio del colonnello Dent che la vorrebbe solitaria e silenziosa presenza nella sua casa? Come sfuggire al fascino ambiguo di Sir Hugo Calendar che ha affittato Thornfield Hall e vorrebbe diventarne padrone adombrandole l'inquietante possibilità della morte dei suoi genitori di cui non si hanno notizie da mesi? Chi si aggira nell'ala orientale di Highcreast a cui Janet non ha accesso? Possibile che come a Thornfield Hall per sua madre Jane anche ad Highcreast un oscuro e misterioso segreto rischia di compromettere il suo futuro, la sua felicità?
Non è da Janet lasciarsi dominare dalla paura. Determinata ad essere padrona della sua vita, ad esser degna di sua madre, Janet costringerà se stessa e gli altri ad affrontare le ombre del passato per arrivare alla verità e alla meritata felicità.
"Amare qualcuno con devozione significava volerlo accanto, volerlo sempre vicino; scambiarsi mille piccole carezze ogni giorno, lasciare che le dita si cerchino, le braccia si sfiorino, che le parole vengano pronunciate sotto voce e con dolcezza perchè, anche in una folla, sono destinate a una persona sola".
Pur privo del pathos orginale e fortemente espressivo della scrittura della Brontë, la Newark tiene testa all'arduo compito di proseguire una delle storie più amate della letteratura anglosassone confezionando un intreccio accattivante. Piacevole intrattenimento, e questo è già un buon risultato.

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