sabato 31 agosto 2019

"Più lontano di così" di Lucrezia Lerro

"Cercavo nelle parole la soluzione al dolore. Ora so che cela si può fare. È l'inaspettato gesto di passione il principio della salvezza personale".
Dicembre 1951. Un giovane soldato viene ucciso in piazza nel cuore di Roma. Colpi di pistola sparati a distanza ravvicinata da una donna. Ignote le cause. Forse una passione illegittima, non corrisposta.
A distanza di cinquant'anni, a ripercorrere le tracce di quell'omicidio la nipote della vittima, Leda. 
Ossessionata sin dall'infanzia da quella storia taciuta, dalla foto di lui e dalle reticenze di tutti i suoi familiari. 
Bugie, omissioni, segreti. 
Di fondo un dramma che aveva segnato in maniera indelebile tutti, annegandoli nella malattia, nell'apatia, nel dolore. 
Leda era cresciuta nella povertà materiale e d'affetti, sconfortata dal rifiuto alla vita in cui scivola l'uomo annientato dal dolore, incapace di gestire la sopravvivenza. 
Figli di un meridione povero che snatura i rapporti umani e impone la partenza come colpa da emendare per aver diritto a un riconoscimento, Leda si impone di "fare quello che la gente in paese diceva che non si poteva fare", vincere ogni resistenza per avere il diritto di essere, a dispetto di tutto il dolore del mondo.

Un romanzo che attorciglia le budella e stritola l'anima del lettore rivelando i drammi familiari generati dall'incapacità a gestire il dolore, un vuoto che trascina giù, quando non travolge con una rabbia ingovernabile.
L'autrice ha una scrittura definita. Pungente. Dolorosa. Parla di noi, del male, del dolore che annienta, che fagocita tutto, della forza del riscatto. 
Lucrezia Lerro ti prende per mano e porta via in un passato di rancori e onore, "più lontano di così" da un oggi che dimentica chi siamo stati. 

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