domenica 18 agosto 2019

"Almarina" di Valeria Parrella

"Almarina non aveva ricordi così ed era vestita di carta, ma possedeva la luce del futuro negli occhi: e il futuro comincia adesso".... 
a Nisida, isola senza partenza, dove i minori restano confinati dalla colpa.
E il giudizio è impietoso per la maggior parte di loro. La mancanza è il loro unico abito. La speranza è in chi si occupa di loro, spesso impotente, certamente dolente. 
Elisabetta Maiorano, la mancanza la conosce. Da quando il marito è morto all'improvviso per un infarto. La mancanza ha un tempo. Tre anni. E si è portata via tante cose: un quotidiano di piccoli rituali, schermaglie e il desiderio di maternità soffocate sotto il giudizio di un tribunale per un'adozione.
Nisida. Isola. La bellezza della natura spesso ignorata che sposa il sacrificio della reclusione. L'ignoto del tempo riservato ai suoi ospiti. 
Per Elisabetta che insegna matematica in carcere, Almarina è il tempo nuovo, la speranza, la mancanza che riempie.
È l'inatteso sentimento che travalica l'impegno, è l'opportunità di farsi ponte, partenza per quella vita che chiede di sbocciare. 
Forzando paure, silenzi, ostaggi del cuore, lutti e addii Elisabetta si offre di prendersi cura di Almarina.
L'esito è incerto, ma tentare è forma di resistenza alla vita.
In fondo, "mi chiamo Elisabetta Maiorano [...] e spero. E non riesco a smettere: mi sveglio e spero, e solo per questo che non temo il giudizio". 

'Almarina' è un libro di intensa gioiosità benché la storia sia ambientata in un carcere minorile e le vite dei giovani detenuti siano ostaggio di un agire delinquenziale. Passato segnato da violenze, futuro ipotecato. Di mezzo l'attenzione alle persone in un carcere che si pone davvero l'ardito compito di vincere i pregiudizi e sostenere la crescita dei minori con tutti gli strumenti a disposizione, lavoro, gioco, studio, laboratori, ascolto partecipato.
Quello tra Elisabetta e Almarina è il rapporto di scambievole aiuto, fiducia, affetto che riconoscono i bisognosi: tutti quelli che decidono di darsi la possibilità di provare ancora, ricominciare, a dispetto degli avversi accadimenti della vita.
Valeria Parrella ha una scrittura nitida, definita. Poche parole per descrivere il mondo del carcere ed emozionare, costringendoci a guardare, a non voltarci da un'altra parte: "il carcere è un dolore che non finisce, da cui non puoi mai distrarti". 
E le protagoniste femminili di 'Almarina' rinnovano un tacito rapporto di genitorialità 'altra', consapevole che ricuce dolori pesanti per entrambe: "ti diventa chiaro all'improvviso che non sono i genitori a fare i figli, ma i figli a fare i genitori".
Una macchia di color fucsia Almarina quando si allontana da Nisida, un invito alla vita che riprende, come per Elisabetta, l'amore per l'uomo perduto nel cuore, e la sfrontatezza di credere ancora nel buono della vita, per 'scacciare la paura e il freddo per tutta la notte che resta, fino a che sorga il giorno, ora lontano'. 
'Almarina', un libro che resta nel cuore. 

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