domenica 27 giugno 2021

"Febbre" di Jonathan Bazzi

Febbre. Poche linee ogni sera. Qualche picco, poi intermittente e di nuovo costante, ogni sera. Spiazzante. Jonathan insegna yoga, studia, scrive, è molto impegnato ma quella febbre lo destabilizza, deve essere il sintomo di una malattia che sta per minare la sua vita, irrompe nel quotidiano, il compagno, gli amati gatti, gli amici, la famiglia. Dopo un paio di mesi di visite, esami clinici la diagnosi. Positivo al test dell'HIV. La notizia è quasi una liberazione, temeva un male incurabile Jonathan. La malattia si cura, ci si convive. Eppure seguono giorni, settimane di scompenso, di stanchezza, di apatia. Forse che il suo malessere è da attribuire ad altro?

Jonathan è spinto a riavvolgere il nastro della sua vita sin lì, ad elaborare tutto, la nascita in una famiglia presto disgregata, la vita in un quartiere di periferia dove la bellezza è ostaggio della brutalità della povertà, della cattiveria di certa sopravvivenza, della sopraffazione, dell'abbrutimento dell'omologazione. Dove un ragazzino solo, balbuziente, fatica a trovare la forza di resistere, alle angherie dei compagni, alla mancanza di affetto di alcune figure parentali, sogna ad occhi aperti, cerca la perfezione, sfida i limiti per essere il migliore, per essere riconosciuto, apprezzato, semplicemente, percepito dalla famiglia. E non accade, mai, quasi mai. Difficile pure confrontarsi con la sessualità, i primi innamoramenti, le delusioni fino all'emancipazione dalla famiglia, da certi ambienti claustrofobici della periferia per scoprire la città, Milano, studio, lavori, nuova vita sociale e l'amore per Marius. Dal periodo di stallo ne esce quasi senza accorgersene, sarà stata la cura della psicologa, la presenza della madre, un nuovo lavoro, l'affetto del compagno. Giorno dopo giorno, passo dopo passo nelle vie del quartiere, di Milano, Jonathan riprende a vivere e decide di condividere la notizia del suo essere sieropositivo scrivendone, raccontandosi, guardando in faccia tutti senza nascondersi, non l'ha mai fatto, non comincerà adesso. Sensibilizzare è importante. Parlare, aprirsi al mondo, raccontare e raccontarsi è l'accettazione di sé, è la normalizzazione dell'eccezione, è abitare le paure, fino a vincerle. Non sarà facile per Jonathan, riprenderanno gli insulti, gli attacchi sui social ma ha il cuore saldo, l'animo coraggioso di chi sa farsi valere.

'Febbre' è un romanzo autobiografico, eppure è al tempo stesso una storia universale. Con una scrittura diretta, forte, a tratti violenta rivela paure e fragilità degli uomini, ribalta stereotipi, combatte l'anarchia della paura e racconta una malattia ancora duramente stigmatizzata, l'HIV, spingendo a riflettere: non si è la malattia, mai. 

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