giovedì 16 aprile 2020

"La ragazza con la macchina da scrivere" di Desy Icardi

"La nostra mente non è fatta per percepire la felicità nel presente, quanto piuttosto per riconoscerla molti anni più tardi attraverso il filtro del tempo e dei ricordi".
Dalia Buonaventura ha diciassette anni nella primavera del 1940.
Nel piccolo centro di provincia dove vive, tutti si conoscono, e riveriscono suo padre, un industriale in rovina, che vive nel passato che fu, scosso dall'amore perduto per la moglie che l'ha lasciato il giorno stesso in cui è svanita la ricchezza di famiglia.
Così Dalia, smessi i panni di ereditiera, accantonati gli studi, conseguito a tredici anni il diploma da dattilografa, ha cominciato a lavorare.
Con la sua Olivetti MP1 rosso fiammante traduce in lettere dattiloscritte, i lavori del Ragionier Borio, suo principale, e le strambe richieste di mezzo paese.
Non può pertanto rifiutare la proposta di assistere Nuto Cerri, romanziere e giornalista, eroe della prima guerra mondiale ed espressione artistica della gloria fascista, nel redigere la sua ultima fatica letteraria.
Ospite della villa dei Buonaventura, ultimo baluardo della magnificenza che fu, affittata per la stagione estiva, Nuto Cerri appare agli occhi della giovane Dalia quasi il protagonista del romanzo d'amore che ogni donna sogna leggendo i suoi scritti.
Nonostante i miti consigli del ragionier Borio, l'avversità paterna e i presentimenti dell'amica d'infanzia Ester, Dalia si lascerà vincere giorno dopo giorno dal fascino misterioso di Cerri, accettando la sua proposta di matrimonio.
Torino, l'Italia in guerra, i primi bombardamenti.
Tutto d'improvviso sembra irrompere troppo presto nella vita della giovane sposa rivelando altresì il lato oscuro del marito.
Il sogno è pronto a crollare, e la realtà ad impattare feroce.
Sola nella grande città, il marito scomparso nel nulla, riapparso di lì a breve con le sue lettere dal fronte, Dalia trova conforto nell'amico di sempre, Gianni e nell'aiuto dell'avvocato Ferro.
I giorni corrono veloci e terribili.

Ma era poi così che era andata la sua vita? O era il frutto di uno dei racconti che Dalia amava condividere con i clienti nel suo negozio di antiquariato descrivendo un oggetto.
"La venditrice di ricordi". Era così che si chiamava il suo negozio.
Eppure le era diventato quasi estraneo. Dopo quello che la fidata governante chiamava 'il suo piccolo incidente'.
Un ictus.
E si era persa. In un altro mondo, con i ricordi confusi, l'anellino di una tenda che le capitava fra le mani, nei cassetti. Un oggetto estraneo. O no?
Il desiderio al suo rientro a casa, di riaversi da quel black out forzato.
La macchina da scrivere che conservava indelebile su un foglio di carta infilato, la parola 'fine'.
La fine di cosa? Della storia, della sua storia.
E allora ricordare era stato necessario al punto che le sue mani veloci avevano ripreso a ticchettare sulla macchina da scrivere, per raccontare di lei, della sua giovinezza, di lei, Gianni ed Ester che rappresentavano le storie di Salgari, con lei stufa nel ruolo della Perla di Labuan. Lei che voleva essere padrona del suo destino, protagonista. Lei che innocente aveva creduto all'amore, forse come via d'uscita dalla prigione di tristezza e divieti in cui la costringeva il padre, lei che con l'amore aveva desiderato emanciparsi salvo trovarsi invischiata in una vita strampalata al fianco di un uomo che aveva smesso i panni di eroe per vestire quelli di militare saccente.
Ritrovare Gianni era stato come credere di poter tornare ad amare ma non ne aveva diritto, era una donna sposata, vincolata ad una promessa fatta con troppa leggerezza, e la disillusione di perdere l'amore era stata meno dolente dell'idea di dover rinunciare all'amico di sempre, perché non poteva tenere stretto Gianni a sé.
Vivere, giorno dopo giorno.
Questo aveva fatto Delia. Lo aveva fatto in tempo di guerra.
Lo aveva fatto ogni giorno della sua vita, lavorando con la sua macchina da scrivere e poi sognando, libera, fino a lasciare che per lei parlassero le emozioni ispirate dagli oggetti del suo negozio di anticaglie.
Vivere, a dispetto dell'ombra della donna che era stata, prima del suo malessere, e che sembrava parlarle ancora.
Per dare un senso al racconto della sua vita, a quel piccolo anello di tenda che stringe sempre a sé, che la riporta ad una promessa tra ragazzi.
E a parole, impresse sulla copia carbone nella Olivetti, che tornano ad avere un senso.
Per riportarle a settant'anni, l'amore perduto, e la speranza.


La scrittura di Desy Icardi è ammaliante. Mette insieme più generi, occhieggia furbescamente alla Invernizio, alla Liala, ai romanzieri d'appendice e condisce una storia perfetta dove non manca nulla: amore, mistero, amicizie, sospetti, tradimenti, sogni infranti, impedimenti, lutti, grandi speranze.
La Icardi crea un personaggio che conquista senza difetto il cuore dei lettori: Dalia, da povera innocente a donna decisa di riprendere in mano la sua vita e farne qualcosa di buono.
In più come già nella sua opera precedente, "L'annusatrice dei libri", è sconfinato l'amore per i libri dell'autrice, piena di citazioni, e di un personaggio come l'avvocato Ferro che ogni lettore vorrebbe poter conoscere, non foss'altro che per attingere alla sua sconfinata biblioteca.

Un libro assolutamente adorabile.

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