domenica 19 aprile 2020

"Il posto dei miracoli" di Grace McCleen

"In principio c'era una stanza vuota, un po' di spazio, un po' di luce, un po' di tempo".
Judith McPherson ha dieci anni. Nella sua cameretta ha creato dai piccoli rifiuti un mondo tutto suo, il posto dei miracoli, perché lì tutto può accadere.
Credere che Neil Lewis a scuola non la prenderà più di mira, che i giorni non siano più tutti uguali tra divieti, preghiere ed adunanze, e che suo padre le voglia bene.
Perché così non è.
Perché appartenere ad una setta millenarista che predica la fine del mondo la lascia additare da tutti nella cittadina di provincia che abita. Il padre sembra un automa, segue la legge della sua religione dimenticando ogni altra cosa, la principale: dimostrarle affetto.
E Judith inizia a desiderare che qualcosa cambi, trova un modo tutto suo per manifestare il malessere che la attraversa, immagina di parlare con Dio, di evocarlo. E nel suo piccolo mondo di oggetti e persone, le cose capitano davvero e sembra che i miracoli riescano a Judith, ma attenti a desiderare le cose perché non sempre le cose in apparenza buone lo sono davvero.
E la guerra che all'improvviso si scatena intorno a Judith - le aggressioni alla sua abitazione, al padre, la fabbrica chiusa, il quartiere in rivolta - è nulla a fronte della battaglia che le agita il cuore.
Judith è solo una bambina ma combatte la solitudine, il suo sentirsi inadeguata, dimenticata, con la forza dell'immaginazione, con l'ostinata follia dei visionari.
Salvare il mondo per salvare sé stessa e scoprire una verità che ha sempre avuto davanti agli occhi: l'amore di suo padre.
Lo stesso amore che l'uomo aveva per la giovane moglie persa per quella religione per cui aveva rinunciato a tutto, famiglia, lavoro, benessere.
E che rischia di portar via la stessa Judith.
Se non fosse che il bene che alberga in lei, che rivolge al padre per cui è pronta a tutto, irrompe e crea il vero miracolo, perché "non c'è bisogno di credere nei miracoli perché ne succeda uno, ma quando succede ve ne accorgete perché qualcosa di molto normale che non pensavate contasse un granché alla fine ha contato tantissimo".

'Il posto dei miracoli' è un romanzo di dolente bellezza. È il grido di dolore di una bambina che chiede affetto, attenzioni e normalità. È la storia di un uomo solo. È il ritratto dell'America provinciale che guarda con sospetto il diverso. È il racconto delle identità religiose estreme che annullano le personalità. 
È su tutto un racconto di piccoli e grandi personaggi, dalla vicina di casa tanto premurosa quanto stramba alla signora Pierce, l'insegnante che avverte le difficoltà della piccola Judith e la aiuta.
La McCleen scrive una storia che parla a tutti, perché tutti hanno conosciuto una forma di dolore, un sopruso, un'ingiustizia, una perdita reagendo con gli strumenti che gli sono propri: un amico immaginario, le parole di una persona cara, il supporto di un medico, la volontà di reagire che è dentro di noi, la fede. Eppure arriva al cuore solo perché c'è la piccola Judith, uno scricciolo di bambina capace di amare con il suo personalissimo posto dei miracoli e i suoi straordinari ragionamenti "la gente non crede nelle cose perché ha paura, credere in una cosa significa potersi sbagliare e se ti sbagli puoi farti male". 

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