domenica 19 maggio 2013

"Il giardino delle pesche e delle rose" di Joanne Harris

"Ho visto il sole alzarsi sopra montagne dove nessun essere umano si è mai avventurato e calare sopra città dove ogni centimetro di spazio è pieno di persone che si spingono e lottano una con l'altra per la vita. Ho partorito. Sono stata innamorata. Sono cambiata oltre ogni aspettativa. Ho visto persone morire nei vicoli, altre sopravvivere in circostanze impossibili, conosciuto la felicità, il buio e il dolore, e l'unica cosa di cui sono ancora sicura è che la vita è un mistero; la vita è cambiamento, è quello che mia madre chiamava magia ed è capace di qualsiasi cosa.."
..come tornare a Lansquenet dopo otto anni, sentirsi reclamata dalle voci del passato, da un vento caldo che porta lungo la Tannes, lì dove qualcosa, qualcuno sembra aver bisogno di lei.
Sì, Vianne Rocher è tornata.
La sua cioccolateria a pochi passi dalla chiesa adesso è un involucro vuoto. Qualcuno ha appiccato un incendio per scacciare la donna che l'abitava. Sembra che nulla sia cambiato. Una donna e una bambina. proprio come un tempo lei e la piccola Anouk, osteggiate, additate, perchè diverse.
La colpa? Forse essere musulmane. Corpo interamente velato, ritrosia al limite del fastidio, silenzio.
Ma era davvero tutto lì? Possibile che il pregiudizio potesse minare la convivenza pacifica di una piccola comunità? Ancora..?
Perché gli stranieri erano arrivati nel tempo, le vie lungo il fiume si erano riempite di odori, colori, umori diversi, c'era stato reciproco intendimento, curiosità e rispetto. Poi qualcosa era cambiato, i bambini avevano smesso di giocare insieme per strada, le donne giravano velate e il richiamo del muezzin sembrava sfidare le campane della chiesa. E poi lei, la donna che insegnava alle bambine, che aveva abitato quel che un tempo era stato l'antro magico di Vianne, e tutto era precipitato.
Sospetto, rancore, odio serpeggiava nel paese.. e il sobillatore sembrava essere il curato, quel Francis Reynaud un tempo nemico giurato di Vianne.
Ma nulla è davvero come appare. Vero e verosimile si confondono. E a dispetto dei delatori, dei pavidi, degli opportunisti la risposta all'agire dell'uomo contro il proprio simile si cela spesso nell'incapacità di relazionarsi all'altro se non con il sospetto che lo stesso voglia sopraffarci. Quando non è proprio il male a corrompere l'anima e allora "c'è un limite a quello che può fare la buona volontà. Certe cose, certe persone non si possono salvare. Possiamo solo essere così come siamo fatti, non come gli altri si aspettano, o sperano..."
Se il curato si interroga sul fallimento del suo mandato, "condannato dal tribunale dell'opinione pubblica", Vianne farà di più per scagionarlo dalle accuse. Si abbandonerà all'Autan, il vento caldo, e lascerà che la magia delle parole e del cioccolato -"offrire cibo significa tendere la mano dell'amicizia, accettarlo significa essere accettati anche nella comunità più chiusa"- le lascino conquistare la fiducia della gente, perché solo la fiducia può vincere il sospetto, solo la conoscenza può vincere il pregiudizio, solo l'amore e il sacrifcio che ne viene può salvare l'oggetto amato. A qualsiasi costo.
Tra vecchie e nuove amicizie, certezze e nuovi dolorosi dubbi -"voglio conoscere la cosa che nasconde o dovrei per la mia pace mentale lasciare che il passato rimanga sepolto?"- Vianne tornerà ad abitare Lansquenet e i cuori della sua gente.

Un romanzo avvincente, seducente, emozionante quello della Harris come Vianne e la suo colorata brigata di amori, figli, nemici, amici veri e immaginari e ricette golose.

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