giovedì 7 marzo 2013

"Milioni di milioni" di Marco Malvaldi

Montesodi Marittimo ovvero "un paese che sarebbe sperso fra i lupi se non li avessero fatti fuori tutti a fucilate" vanta un primato, essere il paese più forte d'europa.
A trovarne ragione un genetista e una filologa, Piergiorgio Pazzi e Margherita Castelli, tra test medici e ricerche d'archivio e qualche inattesa protesta: "e chi le ha dato il permesso di esaminare questa gente? Ha idea dei casini che potrebbe combinare?".
A parlare l'anziana Annamaria Zerbi Palla, rinvenuta cadavere proprio dallo stesso dott. Pazzi alcuni giorni dopo. Morte spontanea in apparenza se non fosse per alcuni segni inoppugnabili che rimandano al soffocamento di cui il medico si dice certo. Ospite della donna, il Pazzi finirà per essere il primo sospettato dell'omicidio complice una nevicata che ha isolato il paese, restringendo così il campo degli indiziati a una decina di persone: il sindaco e sua moglie, i due parroci,  il medico, il maresciallo dei carabinieri e pochi altri.
"L'assassino era ancora in paese. E, con tutta probabilità, era uno del paese". Ma chi?
Chi poteva avercela con la vecchia maestra del paese? Che sapesse qualcosa che doveva restar taciuto? L'ennesima lite col figlio da diseredare? Uno scandalo deplorevole da denunciare? O il gesto incoerente di qualcuno inquieto per la vita di paese?
Inaspettati detective alla ricerca della verità i due giovani ricercatori finiranno per ritrovarsi complici perché "se la scienza trova la verità .. la letteratura aiuta a sopportarla".
Un preziosissimo e divertente racconto giallo tutto costruito su logica e deduzione calata in un contesto ambientale che ispira simpatia e racconta della provincia italiana con realismo: profumata di odori di cucine, tradizioni, sberleffi e risate. Una narrazione accattivante che trascina il lettore pagina dopo pagina con maestria e leggerezza, non mancando l'osservazione dei caratteri umani: "Lei ha un vizio da cittadino. Dice sempre la gente. (...) Sa cosa diceva un mio amico di Livorno? La gente, son persone. Ecco, accetti un consiglio da politico: smetta di dire la gente. Dica le persone. Può sembrare una questione dialettica, ma non lo è, mi creda. La gente è stupida, le persone ragionano. La gente è indifferente, le persone ti aiutano. Oppure ti affogano, ma comunque interagiscono. Finché uno riesce a pensare agli altri come persone, a vederle come persone, riesce a non rimanere indifferente"; e la piacevole sottesa tenzone d'amore tra il Pazzi e la Castelli, ragione e sentimento verrebbe da dire: "Capita spesso che, nei rapporti tra maschi e femmine, quello che il postulante XY intende come un complimento venga recepito dalla controparte XX come un vero e proprio insulto. Dite a una donna una frase di sincera ammirazione ("Ti stanno bene oggi i capelli") e lei immediatamente darà alle vostre parole un significato sottinteso ("Fino a ieri sembravi un covone") al quale voi non avete minimamente pensato. Tale assegnazione dei propri timori alle intenzioni altrui da parte della femmina in questione, lo dico alle pulzelle per amor di informazione, è solitamente scorretta, in quanto quando un uomo vi fa un complimento di intenzioni in mente ne ha una sola, è non è sfottervi: casomai, tutto il contrario. Ciò non di meno, questa funzione di completamento automatico della frase è uno dei grandi problemi che affliggono la reciproca comprensione fra uomini e donne, e si ripropone con periodicità avvilente". 
In poche parole: milioni e milioni di buone ragioni per leggere Malvaldi. 

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