
Settant'anni. Tanto il tempo trascorso dalle famiglie Schiavina e Verdone nella casa sopra i portici in via Lungotevere dei Vallati. Una storia che attraversa il novecento, che racconta di uomini e donne, gioie e dolori, cuori infranti e scherzi terribili, infiniti pianti e risate intense, generazioni a confronto a vivere un quotidiano di pranzi in famiglia, serate in compagnia, musica, incontri speciali, palpiti entusiasti per amori surreali, sorrisi forzati, melanconie, lutti, arrivi e partenze, sedute di scrittura e ideazione di sketch esilaranti perchè ad abitare questa casa vi è tra gli altri Carlo Verdone.
Nel ripercorrere il corridoio di casa, le stanze, il terrazzino come in un lungo piano sequenza l'attore ricorda i suoi cari: gli adorati genitori, la madre Rossana e il padre Mario famoso critico cinematografico, i fratelli Luca e Silvia, raccontando di sé, degli amici, degli amori, dei grandi del cinema e della musica che ha conosciuto, ma anche della sua struggente malinconia.
Per le stanze un tempo abitate della casa sopra i portici il lettore conosce una persona sfacciatamente timida e al tempo stesso per necessità sfrontata, un fregnone capace di slanci amorevoli, che ha fatto proprio come valore assoluto quello della famiglia e dei suoi principi ispiratori: dignità, rettitudine, onestà.
"..mamma ti prego aiutami a conservare bene la mia famiglia, di stare accanto ai miei figli il più tempo possibile e nel migliore dei modi. Aiuta i miei figli, i tuoi nipoti, ad ottenere un futuro dignitoso, pieno di sodisfazioni personali. Aiutami a crescerli bene come tu hai fatto con me".
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