giovedì 3 gennaio 2013

"La casa sopra i portici" di Carlo Verdone

"..porta avanti il nome dei Verdone. Hai una grande responsabilità. Non voglio che tu abbia il nome sui giornali o che tu sia ricco. Voglio che tu sia un uomo retto nella vita. La tua ricchezza deve essere solo la tua grande dignità. Perché oggi la dignità non esiste più. Hai capito?"
Settant'anni. Tanto il tempo trascorso dalle famiglie Schiavina e Verdone nella casa sopra i portici in via Lungotevere dei Vallati. Una storia che attraversa il novecento, che racconta di uomini e donne, gioie e dolori, cuori infranti e scherzi terribili, infiniti pianti e risate intense, generazioni a confronto a vivere un quotidiano di pranzi in famiglia, serate in compagnia, musica, incontri speciali, palpiti entusiasti per amori surreali, sorrisi forzati, melanconie, lutti, arrivi e partenze, sedute di scrittura e ideazione di sketch esilaranti perchè ad  abitare questa casa  vi è tra gli altri Carlo Verdone.
Nel ripercorrere il corridoio di casa, le stanze, il terrazzino come in un lungo piano sequenza l'attore ricorda i suoi cari: gli adorati genitori, la madre Rossana e il padre Mario famoso critico cinematografico, i fratelli Luca e Silvia, raccontando di sé, degli amici, degli amori, dei grandi del cinema e della musica che ha conosciuto, ma anche della sua struggente malinconia. 
Per le stanze un tempo abitate della casa sopra i portici il lettore conosce una persona sfacciatamente timida e al tempo stesso per necessità sfrontata, un fregnone capace di slanci amorevoli, che ha fatto proprio come valore assoluto quello della famiglia e dei suoi principi ispiratori: dignità, rettitudine, onestà.
"..mamma ti prego aiutami a conservare bene la mia famiglia, di stare accanto ai miei figli il più tempo possibile e nel migliore dei modi. Aiuta i miei figli, i tuoi nipoti, ad ottenere un futuro dignitoso, pieno di sodisfazioni personali. Aiutami a crescerli bene come tu hai fatto con me".

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