“Avrò cura di te”.
Poche
parole, chiare, forti, ineludibili necessarie a dare coraggio ad una donna
abbandonata dal marito. Una giovane donna insicura che ha tradito senza sapere
nemmeno perché o forse sì, per insoddisfazione, indolenza, o semplicemente per
una storia personale irrisolta.
Ma
Filemene non è un amico come tanti, è un angelo custode.
Tanto
improbabile credere che sia vero quanto bello, romantico, struggente perché è Giò
a volerlo, a confidare che le sue parole di aiuto siano state ascoltate da
qualcuno che è lì per lei, per supportarla. Era stato così anche per
sua nonna, la magia può dunque ripetersi.
Ma.. non
sarà semplice guardarsi indietro, definire le proprie paure. Né superare il
dolore dell’addio, quel fastidioso senso di colpa per una storia
finita per un suo errore. Soprattutto Giò dovrà trovare la forza per mettere in
moto il cambiamento necessario a perdonarsi, perdonare: “Chi resta fermo ad aspettare che la vita gli restituisca ciò che gli
ha tolto otterrà soltanto rancori mescolati a rimpianti”. Solo quando acquisterà
fiducia in se stessa, passo dopo passo, supportata dalle parole lievi e sagge
di Filemone facendo suo l’invito a lasciarsi andare perché: “Tu esisti davvero soltanto quando non
pensi. Perché è quando smetti di pensare con la testa che cominci a sentire con
il cuore” Giò ritroverà la sua identità e ricomincerà a vivere, a dare un
senso alla parola amore… pur sapendo che “l’amore
perfetto non esiste: quello reale è la somma di tante imperfezioni”.
La coppia
Gramellini-Gamberale sforna un libriccino di frasi fatte - “Solo chi si vuole bene è capace di volerne anche al prossimo”- e buoni sentimenti. Una sorta di tutor per
emendare cuori infranti dalle sofferenze spicce di un tempo e una società che
non perdona manchevolezze e cadute. Narrativa consolatoria. Stilisticamente un
compitino ben fatto, ma la storia non scalda davvero il cuore.
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