lunedì 24 marzo 2014

"Inseguendo un'ombra" di Andrea Camilleri

"Ma tu chi sei?
Chi sono lo sai. Ti dirò chi sono stato e chi non sarò mai più"
Nissim Abul Farag è poco più di un adolescente, abita un piccolo paese siciliano e su di lui la famiglia e l'intera comunità ebraica ripongono speranze accese. E' il 1465 e Nissim conosce il suo valore:
"Era scritto che avrebbe avuto la capacità di studiare le fedi dell'uomo senza personalmente credere nemmeno in una.. era scritto che in lui il confine tra verità e menzogna fosse così amabilmente tracciato da essere di difficoltosa visibilità" e Nissim non pensa alla vergogna e alla disperazione della sua gente quando rinnega la fede ebraica per scegliere la protezione della chiesa cattolica e tutte le possibilità che cela: studio, denaro, gloria. Prenderà il nome del nobile siciliano che gli farà da padrino, Guglielmo Raimondo Moncada e come esperto in lingue orientali, in dottrina e abile oratore sarà tra i più accesi accusatori e persecutori dei suoi ex correligionari, ne avrà in cambio titoli e onori che lo porteranno a Roma, alla corte del papa. Tanto vicino al fuoco da bruciarsi, tanto abile, infido, violento nelle sue torbide passioni, succube dei vizi da scivolare nell'abiezione e macchiarsi di un omicidio.
In fuga da Roma, in giro per le corti europee vestirà i panni del valente umanista Flavio Mitridate, al soldo delle più nobili famiglie come mentore di futuri principi e maestro di Kabbalah del grande Pico della Mirandola ma finirà i suoi giorni nelle prigioni vaticane vittima del suo stesso ego, dei ricatti, di sordide nefandezze.
Tanto geniale quanto perfido, l'uomo che ebbe tre nomi e più vite, rinnegò le sue origini e si votò al male, fu comparsa di primo piano del primo rinascimento italiano.
Non romanzo storico ma cronaca, narrazione alternata di elementi ispirati da racconti altri e nuove considerazioni, vero e falso, 'Inseguendo un'ombra' è il tentativo riuscito di catturare l'attenzione del lettore in una tela di fatti che raccontano di un personaggio diabolicamente forgiato dal suo tempo, un momento prima di ghermirlo, lui l'appassionato e inquieto despota di vita che fu Nissim, l'uomo che voleva essere il più grande del suo tempo, lui che sapeva di esserlo:
"..'u valori di un omo è sempri relativo, cangia a secunna delle circostanze, 'na monita d'oro caduta dintra un munnezzaro non vali nenti. Se 'nveci quella stissa monita ce l'ha in sacchetta ti ci puoi accattare quello che vuoi".

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