venerdì 8 novembre 2013

"La macchina per fabbricare spagnoli" di Valter Hugo Mãe

"Non posso lasciarla qui da sola. Non sarebbe sola. Sarebbe sola di me, che è la solitudine che mi interessa e della quale ho paura, e questo non è mai successo".
Laura, la compagna di una vita -quasi cinquant'anni insieme- è morta e il signor Antonio Silva deve "imparare a sopravvivere ai giorni". E farlo in una casa di riposo dove l'hanno accompagnato i figli, con "due borse di vestiti e un album di fotografie".
A nulla servono le parole del dottor Bernardo o la premurosa cura che gli riserva il giovane infermiere Americo, il signor Silva sembra chiuso in un ostinato mutismo, una rabbiosa resistenza ad accettare quel residuo di vita in cui si dibattono voraci e inquieti i ricordi, i rigurgiti di coscienza di un uomo perbene confinato nell'agire dal regime fascista di Salazar, padre premuroso, ostinato osservatore dell'amore che riluceva negli occhi della sua compagna. Fino a quando, giorno dopo giorno, il signor Silva si lascia conquistare dalle parole degli altri ospiti della casa di riposo, vite straordinarie e semplici allo stesso tempo, che gli regalano momenti di speranza: "questo resto di vita mi ha dato questi amici, e io che non avevo capito l'amicizia, che non mi ero mai aspettato nulla dalla solidarietà, solo dalla contingenza della coabitazione, un procedere obbedendo, da pecoroni, avevo bisogno di questo resto di solitudine per imparare questo resto di amicizia". E così nel trascorrere dei giorni c'è la possibilità di conoscere l'uomo che ha ispirato una celebre poesia di Pessoa o crederlo solamente, camminare accanto a chi gli strappa un sorriso e lo aiuta ad opporsi alla violenza della terza età dove il nemico è il corpo, ritrovare il bisogno dell'amore negli occhi di una donna che lo aspetta da tempo, in chi come la vecchia Marta "leggeva sull'amore tutto quello che io avrei dovuto dimenticare", ma anche fuggire dagli incubi di una fratellanza insolita, inattesa, insperata in un luogo di forzata attesa, dove il buio attanaglia, ghermisce.
"I sogni dei vecchi sono come la memoria dei pesci, durano qualche secondo e per qualche secondo ne valgono la pena".
Un libro di dolcissima e dolente attenzione al tema della terza età, ai bisogni, ai desideri, alle paure insite nella vecchiaia, di più in chi resta solo. Scritta con una leggerezza nella forma che per contrappasso pesa nell'anima del lettore raccontandogli i nostri cari, raccontando di quel che saremo noi, costringendo a vedere con sguardo nuovo e attento oltre la banalità di un involucro creduto incapace di emozioni, sentimenti, pensieri. Di più l'autore rivela la profondità e l'umanità negli occhi di un uomo anziano che lotta con il suo passato per perdonarsi e perdonare, capace di accogliere, di guarire dall'egoismo del dolore. Un bellissimo romanzo, personaggi autentici, parole che accarezzano il cuore.

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