venerdì 1 novembre 2013

"Figli dello stesso padre" di Romana Petri

"Hai una madre che ti adora, una moglie che ti ama e due figli meravigliosi. Non ti basta?"
"E' il passato Jenny. Si tratta del mio passato. C'è sempre un momento in cui bisogna farci i conti"
"Ma chi l'ha detto che con il passato bisogna sempre farci i conti? Qualche volta non si può semplicemente lasciarlo dov'è?
"E' quello che ho fatto fino ad oggi. Ma è arrivato il momento, Jenny. E tu lo sai come la penso: quando arriva la chiamata, bisogna andare".
Emilio ha quarant'anni. Insegna matematica in una prestigiosa università americana. E' da sempre un uomo metodico, preciso, studioso. Adora le formiche, 'il rigore puro'. Ma non ha mai accettato di essere il figlio 'non voluto', quello che ha scombussolato il padre Giovanni, quello che ha rovinato la vita al fratellastro Germano, che non l'ha mai perdonato per essere venuto al mondo.
Figlio di una relazione extraconiugale, di un amore proibito, forse nemmeno di un amore, Emilio ha sempre desiderato l'affetto negato del fratello e del padre scapestrato, personalità narcisista, permeato di sano egocentrismo, incapace di leggere le necessità dei suoi figli.
Neppure sul letto di morte del padre, Emilio e Germano sono riusciti a riconoscersi, perdonarsi. Neppure la straordinaria bontà e l'intelligenza della madre di Germano, Edda, di accettare Emilio, di non fare una colpa a Giovanni del suo tradimento, di costruire una nuova vita, finalmente la felicità con un nuovo compagno, sono bastate a Germano per accettare la perdita della sua famiglia, le attenzioni tutte di quel padre idolatrato, follemente amato, e così superare la rabbia verso quel fratellino colpevole di aver distrutto tutto il suo mondo.
Neppure gli anni trascorsi, i successi nel lavoro, l'anaffettività esibita come scelta matura di non far soffrire alcuno aiutano Germano a capire, riconoscere quel bisogno di armonia, normalità che può venirgli dal ritrovarsi negli occhi di Emilio, in quell'affetto sincero che il fratello minore ha sempre dimostrato. Una sua personale in un prestigioso museo romano è l'occasione per i due fratelli di ritrovarsi. Affrontarsi, rischiare di mandare ancora tutto a rotoli, accusarsi, ingelosirsi, ricordare il tempo condiviso, e infine ritrovarsi, volersi, sapersi frutto di una sola appartenenza: quell'essere 'figli dello stesso padre', e oltre: unicità che si appartengono, perché si può negare all'infinito, ma il cuore sa, "le persone normali lo sanno a chi vogliono più bene".

"Le famiglie non sono come la matematica"
"Sarà ma c'è sempre un risultato finale"
"Sì, certo, un risultato c'è sempre. Il risultato c'è ma bisogna arrivarci"
E Romana Petri ci arriva al risultato prendendo per mano il lettore, presentando tutti i componenti di una famiglia allargata, gli Acciari, a cavallo degli anni '60 e '70, quando convivenza, relazioni extraconiugali, figli illegittimi sono ancora tabù; anni in cui personalità equivale a diversità, e dove la conflittualità affettiva di due fratelli appare come elemento di disturbo, e non grido di aiuto. Un romanzo forte, ricco di emozioni, vibrante, acceso capace di riflettere con poetica magia le personalità incredibili di Germano, Emilio e suo padre Giovanni ma che spingono a declinare amore ed orgoglio per la saggia Edda e la dolente Costanza. Un romanzo che ispira ricordi, partecipazione, interesse per le dinamiche familiari.

Nessun commento:

Posta un commento