venerdì 29 gennaio 2010

Il grande silenzio. Intervista sugli intellettuali

Alberto Asor Rosa delinea nell'ultimo libro edito per la Laterza la figura dell'intellettuale nella storia, il suo ruolo nella società nel suo confronto scontro con la politica spiegando quello che ai più appare il loro grande silenzio di questi tempi. Ne viene fuori una disanima accurata e tristemente veritiera della società italiana attuale in cui imperversa una 'cultura montante' figlia dell'affarismo, dell'influsso nefasto dei nuovi media (tv, su tutti) e di una nuova lingua comune così deleterea da annullare il pensiero critico, livellare al ribasso la conoscenza, abbruttire le coscienze spinte a considerare normale quello che normale non è, a veder calpestati i diritti per imporre solo divieti. Di mezzo riferimenti a Pasolini, Calvino, De Mauro quando non parole dure per l'incapacità della stessa sinistra di far leva sugli intellettuali fagocitata come le altre forze politiche da nuove forme espressive, le immagini, le parole veicolate dalla tv: non conta quel che si dice ma come lo si dice. Inquietante.

3 commenti:

  1. Non sono affatto d'accordo nel considerare la TV un "nuovo medium". La TV è il passato, i giornali sono il passato remoto.
    Il nuovo mezzo è Internet; evidentemente, se ne stiamo beneficiando in questo momento.
    Asor Rosa non perde mai occasione per manifestare un disorientamento per un mondo che non è più il suo; e nemmeno il nostro.

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  2. Cito da pag.122 del libro "Bisogna chiedersi se questa possibilità di comunicare universalmente abbia incrementato davvero la capacità di elaborare il pensiero. Questa relazione non è copsì automatica come si potrebbe pensare, quindi sull'universalità della comunicazione bisognerebbe costruire un modello culturale, che per ora non c'è.. (n.d.r.) La macchina internettiana non ha dato ancora origine a una nuova cultura quindi al momento lavora su elementi della vecchia con un effetto prevalente, mi pare, di frammentazione e dispersione. Forse potremo concludere su questo punto che all'ordine del giorno c'è soprattutto la creazione di una nuova cultura che renda operativo per molti il salto, ossia il passaggio di conoscenza rappresentato dalla diffusione delle nuove tecnologie di informazione e di comunicazione. In attesa di questo, ciò che inquieta è ad esempio il progressivo sostituirsi del nuovo sistema a quei canali fondamentali -nei processi di formazione culturale- che sono stati finora i giornali quotidiani"

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  3. I giornali comportano elevati investimenti iniziali: una barriera all'entrata che di fatto per decenni ha cristallizato l'informazione su carta. Le generose sovvenzioni statali hanno coperto i buchi in bilancio (renendo però la stampa dipendente dalla benevolenza del potere politico).
    La TV ha spezzato questo oligopolio dell'informazione, anche se col tempo si è giunti ad un duopolio pernicioso.
    Internet è una rivoluzione perché sfugge al controllo. E' anarchica. Giornali e TV non vedono l'ora di puntare il dito contro i nuovi media, ingigantendone i presunti difetti (la rinuncia alla privacy, il rischio per i minori, la minaccia terroristica, ecc.), ma la realtà è che chi sta dietro a stampa e televisione sente la minaccia e si agita. AAR fa parte di questa schiera, anche se magari in buona fede.
    C'è poco da fare. Non si può rinunciare a stampa e TV, ma devono fare un passo indietro e ristrutturarsi strategicamente, come da qualche anno ha fatto efficacemente il mondo della radio, data per spacciata qualche decennio fa e ora rivitalizzata (grazie anche al matrimonio d'interesse proprio con la Rete)

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