domenica 22 novembre 2009

Chi sostiene il fondamentalismo islamico non può chiamarsi cittadino d'Europa

Questo e altro scrive Ayaan Hirsi Ali, di origine somala ma naturalizzata olandese, scrittrice, sceneggiatrice e deputato nelle file dei socialdemocratici di cui è noto l'impegno nelle campagne per la difesa dei diritti umani.
Da un suo articolo pubblicato recentemente su Vanity Fair, Ayaan Hirsi Ali dice che per non vivere nella paura del fondamentalismo bisogna contrattaccare: "E abbiamo tre strumenti per farlo (...) In primo luogo bisogna lanciare una campagna culturale contro il fondamentalismo islamico, che passi attraverso i libri, il cinema, i giornali. Questo compito spetta ai cittadini, non ai governi. Che invece, e questo è il secondo punto, devono cambiare le regole della cittadinanza: in troppi diventano cittadini europei senza capire che cosa significhi esserere cittadino europeo, cioè senza conoscere e rispettare i valori del Paese che li accoglie. Serve un contratto scritto tra l'individuo e lo Stato: se lo rompi perdi la cittadinanza. La religione deve restare un affare privato, mentre vanno studiati la lingua, i valori, le tradizioni locali. Per diventare italiano, per esempio, devi conoscere la Costitzione italiana e promettere di rispettarla. Infine, e qui mi rivolgo all'Europa, è necessaria una politica dell'immigrazione comune a tutti i Paesi membri: regole uguali per tutti per stabilire se un immigrato è legale o illegale, per accettarlo o meno". (...) "L'Islam radicale insegna: 'segui le orme del profeta Maometto'. Io rispondo "Segui le orme della tua coscienza, come individuo sei sempre responsabile delle tue azioni".
Dopo aver ricevuto una fatwa con condanna a morte per aver firmato la sceneggiatura del cortometraggio di Theo van Gogh -il regista ucciso nel 2004 da un fondamentalista islamico- Ayaan Hirsi Ali oggi vive negli Stati Uniti come rifugiata.

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