sabato 13 marzo 2021

"Un'amicizia" di Silvia Avallone

"Raccontare serve a questo: a rendersi conto".

Elisa scrive, d'impulso, come un bisogno inarrestabile, per raccontare Beatrice Rossetti: non la donna, protagonista dei social media, la cui immagine è potente al punto da calamitare l'attenzione di tutti, ma l'adolescente che le è stata amica, per lunghi anni, condividendo tutto con lei, la casa, la scuola, la famiglia.

Famiglia.. Beatrice l'aveva rifiutata dopo la morte della madre e lei, Elisa, non ne aveva forse mai avuta una o no, due, tante, strampalate, alternative, estreme e al tempo stesso statiche, ma a ogni modo presente. Elisa scrive, giorno e notte, sino alla vigilia di natale, pochi giorni per ricordare quella che sembrava l'amicizia, l'unica possibile, indissolubile, di due ragazze così diverse tra loro da sfidare tutto e tutti.

E aveva funzionato nonostante i dolori, le invidie, lo studio pazzo, i sogni soffocati, si erano alternate a desiderare il futuro che avrebbero voluto vivere insieme, come era stato con il primo amore, la scuola, l'università. Elisa solo in apparenza un passo indietro a Beatrice, così determinata, in apparenza, e poi fragile, decisa a rubare un po' di quella felicità semplice che Elisa aveva intorno ma non sapeva riconoscere, la madre rocker che faceva l'operaria per mantenere la famiglia, un padre ingegnere preso dai nuovi media, un fratello fuori dal mondo. Ed Elisa a volte l'aveva odiata, viverle accanto significava sempre essere sul punto di scottarsi perché Beatrice bruciava di vita, consumava quello che aveva intorno, come una fiamma accesa, e poi era precipitato tutto, una sera d'estate mentre ovunque si festeggiava.

E la scrittura in quei giorni di dicembre era stata catartica, a aveva portato l'epifania, lei Beatrice, di nuovo, nei loro luoghi d'infanzia, nel loro rifugio, e tutto aveva ripreso la giusta forma, la giusta dimensione, la giusta distanza: la parola a fronte dell'immagine, il potere della parola evocativa, dirompente e costruttiva contro l'immagine, immediata, furente, decisiva.

La realtà della parola contro la forzatura, la finzione dell'immagine. Fino all'oblio, all'accettazione, al punto di svolta per entrambe le ragazze ormai donne, il primo giorno dell'anno, un nuovo inizio, che cela lo sguardo diverso sulla loro amicizia, una delle tante possibili, un tassello in una vita che si accetta, si conquista, si vive giorno dopo giorno in una quotidianità di sentimenti che riempie il bagaglio di ogni donna.

La Avallone tratteggia due protagoniste vere, che crescono con il lettore pagina dopo pagina, e sviscerano tutte le loro fragilità, la loro bellezza, le loro paure. Un romanzo che prende per mano e finisce per vincere la resistenza iniziale a individuare nel conflitto tra Elisa e Beatrice, il conflitto insito in ognuno: il vero e il verosimile, la felicità delle piccole cose e l'ostentazione di sorrisi finti a uso di social.

Raccontarsi per esistere, esistere per raccontarsi, una dualità che cresce e irrompe nella scrittura di Elisa che si mescola a quella dell'autrice, se ne fa interprete, e convince, fino all'ultima pagina, l'ultima parola.


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