La prosa di Guadalupe Nettel è intensa, fortemente partecipativa. Non ci si stacca dalle pagine del 'La figlia unica'. Le sue protagoniste, Laura e Alina, compensano attese e disattese reciproche. Sono così umane, così prossime a chi legge, da sentirle amiche, sorelle.
"Esiste il destino, ma c'è anche il libero arbitrio, e consiste nel modo in cui prendiamo le cose che ci tocca vivere".
E a Laura tocca rassegnarsi all'idea che Alina abbia tradito il proposito comune di non avere figli, accettare che degli uccelli facciano il nido sul balcone di casa, dando vita, e che un bambino si disperi picchiando contro la parete di casa, pianga, inveisca furente contro la madre, e che la stessa donna, Doris, accetti il suo aiuto, e che persino la sua anziana madre all'improvviso diventi interessante ai suoi occhi, ricordandole che "quanto più amiamo una persona, tanto più fragili, più insicuri ci sentiamo a causa sua".
Un romanzo al femminile, tante voci di donne, da Laura alla piccola Ines, sferzata dalla potenza dell'amore, "spesso illogico, incomprensibile". Un romanzo che scalda il cuore, che riempie l'anima di un sentimento di assolutezza, che può tutto.
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