domenica 14 giugno 2020

"Addio fantasmi" di Nadia Terranova

"Nessuna risposta può placare i sopravvissuti".
Ida è una sopravvissuta.
Alle soglie dei quarant'anni attraversa per l'ennesima volta lo Stretto per tornare nella sua città natale, Messina.
Il tetto della casa di famiglia ha bisogno di una profonda ristrutturazione e l'occasione sembra proficua per sua madre per chiederle di aiutarla nei lavori e dare una mano a sgomberarla degli oggetti inutili.
Ma quella casa è il centro pulsante del dolore di Ida.
Un dolore mai sopito che affonda nel passato, in quei suoi tredici anni spezzati dalla scomparsa del padre, un uomo da tempo depresso, che sembrava aver rinunciato a vivere e che una mattina, era uscito di casa per non farvi più ritorno.
L'assenza del padre e il silenzio della madre nell'ignorare quasi quel che era accaduto per non rievocare il dolore, avevano segnato Ida al punto da cercare ossessivamente risposte nelle notti insonni, negli incubi che la tenevano sveglia fino all'alba, che l'avevano resa per certi versi una donna fragile, abile a dar voce ai dolori altrui, a raccontare storie, nell'attesa che fosse capace di interpretare la propria.
Ma gli anni erano trascorsi, in fuga da una casa che si era fatta cadente, silenziosa, che aveva trattenuto risposte, indolenze, rabbia, che aveva fermato il tempo al mattino esatto in cui il padrone di casa se ne era allontanato. E tutto sembrava ripetersi uguale, giorno dopo giorno.
Ida aveva trovato altrove, a Roma, un tempo da abitare, luoghi diversi dalla città di mare che aveva accolto i pianti di ragazzina, l'ansia di vivere, che aveva visto svanire anche l'illusione della sua amicizia con Sara, le nuotate in mare aperto. Roma era come suo marito, il porto sicuro.
Tornare... a Messina, nella sua casa, significa far pace con il passato, perdonare suo padre per quella partenza senza ritorno, la madre per la sofferenza che non aveva mai manifestato, e se stessa per aver lasciato che la paura troppo spesso la soffocasse, le impedisse di vivere a pieno.
Tornare... significa dire addio al fantasma di suo padre, alla felicità che avrebbe potuto abbracciare la sua casa, la sua famiglia. E che era mancata, di più, le era mancata a volte, come manca il fiato.
Tornare... significa rievocare il tempo trascorso, accorgersi che dolore, tristezza, infelicità sferzavano anche la vita degli altri, ma lei era stata troppo presa dal suo di dolore per capire quanto la vita potesse essere dolorosa per chi le era intorno: sua madre, Sara.
"La vita non si fa con i residui, con quello che ti tieni come scorta. Non ne hai un'altra di ripiego, dove mettere le cose che non fai".
Ida lo comprende solo quando la verità dolente le viene messa davanti. C'è sempre il momento in cui bisogna guardare al proprio passato, confrontarsi con le proprie paure, lasciarle andare come il mare si porta via l'ultimo dei ricordi dolorosi, promettendole un nuovo inizio, frutto di consapevolezza.
In fondo "la felicità non esiste, ma esistono momenti felici", basta saperli e volerli riconoscere.

Nadia Terranova scava nell'anima con la sua scrittura dolente e potente al tempo stesso. Fa riflettere e pungola il lettore ad un'introspezione che rivendica un prezzo: rinuncia, coraggio e la volontà a mettersi in discussione, perché in fondo in ognuno vi è un fantasma da scacciare. 

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