martedì 1 gennaio 2019

"La vergogna" di Annie Ernaux

"Ho sempre avuto voglia di scrivere libri di cui poi mi fosse impossibile parlare, libri che rendessero insostenibile lo sguardo degli altri".
Quello sguardo i lettori della Ernaux se lo sentono sempre addosso. E ha lo stesso effetto duro, disarmante, di disagio che ogni singola sua parola ha nel contesto della narrazione.
La storia è quella di una bambina che ricorda lucidamente a distanza di più di quarant'anni il pomeriggio in cui ha iniziato a prendere coscienza del senso di vergogna, inadeguatezza del suo essere al mondo. L'episodio descrive un violento litigio tra i genitori: il padre che in preda all'ira è sul punto di strangolare la moglie, salvo pochi momenti dopo ritrovarsi tutti in cucina come se nulla fosse accaduto. Apparenze.
In un piccolo paese di campagna della provincia francese degli anni Cinquanta tutto è codificato, tutto è impostato sull'importanza di sembrare brave persone piuttosto che esserlo davvero.
La Ernaux nei suoi libri racconta la sua storia personale. È impietosa. È attenta nel sezionare pagine della sua vita rendendo a pieno il sistema sociale del tempo, altro mondo non riuscirebbe se no a rendere al meglio la comprensione dell'agire dei personaggi della sua storia, peraltro reali. 
Se in altri romanzi gli episodi della sua vita hanno raccontato le dinamiche familiari, l'aspra realtà sociale degli anni tra le due guerre mondiali, il tentativo di emendare la colpa di una nascita in un quartiere povero ed operaio, la perdita di una figlia e l'omissione della sua esistenza, la morte dei genitori, la fuga dal paese e il ritorno, ne 'La vergogna' la Ernaux ha "riportato alla luce i codici e le regole degli ambienti in cui ero rinchiusa, ho inventariato i linguaggi dei quali ero impregnata e che plasmavano la mia percezione di me stessa e del mondo circostante".
E nel farlo parla di noi, non solo di come eravamo - abbiamo in comune al tempo raccontato dalla Ernaux, stratificazioni culturali e sociali di un Novecento che ha imbevuto le nostre coscienze e il nostro agire - ma di come siamo, di quello che abbiamo tutti provato almeno una volta nella vita, vergogna, inadeguatezza.
La scrittura della Ernaux è uno specchio. Ci riflettiamo nella sua narrazione, ci riconosciamo nelle immagini che descrive, ritroviamo lo sguardo di chi è come noi. 
È straniante, deformante, ma reale al tempo stesso.
La sua è una testimonianza autentica. Parole semplici mai scritte a caso. Tutto nella scrittura della Ernaux è prezioso, anche il dolore che arriva dai ricordi perché quello che fa è "sostituire la dolce topografia dei ricordi con un'altra delle linee dure che ne spezza l'incantesimo". 

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