Ci sono storie che hanno
la forza, l’audacia, lo stupore di un tempo perduto, e che parola dopo parola,
lentamente, riservano piacere, sorpresa, coinvolgimento. Ci sono storie
ammantate di mistero, che parlano di vite vissute con passione e
determinazione. Raccontano di uomini e donne che hanno sfidato i pregiudizi e i
divieti del tempo, infranto tabù, affrontato mille peripezie, combattuto
battaglie di sangue e valori, per conquistare la possibilità di essere felici,
esprimere la propria individualità, la propria personalità.
La storia di Lisario è
tutto questo e di più.
Metà del XVII secolo.
Napoli. Lisario Morales, voce costretta al silenzio dalla mano incapace di un
chirurgo, cade addormentata per sfuggire ad un matrimonio imposto. Sin da
piccola, irrevocabile e indomita, si è creata un angolo di mondo dove leggere e
scrivere e riscattare la sua libertà. A risvegliarla dal sonno forzato e
rompere l’incantesimo un medico spagnolo in cerca di fortuna in quel di Napoli,
Avicente Iguelmano, così sfrontato da rubare il candore di vergine di Lisario
tra le coltri del letto paterno e averla in moglie per riconoscenza, salvo
soccombere al suo fascino misterioso e al suo desiderio sensuale di darsi
piacere da sola, un piacere proibito, insolito, impossibile a dirsi, qualcosa
che sfugge al potere dell’uomo, e alla ragione. E per Avicente il bisogno di
capire sfocia in ossessione e in folle gelosia quando scoprirà il diario
segreto di Lisario e il suo amore per un pittore francese, Jacques Colmar da
cui la donna aspetta un figlio.
Amanti a dispetto della
logica, della religione, della società Lisario e Jacques sono capaci di
riconoscersi in mezzo alla folla di una città scossa dalla rivolta di
Masaniello, di appartenersi in un tempo rotto dagli intrighi di corte e dal
commercio di anime, di sfuggire all’odio di uomini inaciditi dalla vendetta e
resistere, resistere a tutto, finanche all’orrore più agghiacciante, saper
perso l’uno, l’altro.
Il corpo segnato dalla
mano assassina del marito, il cuore spento dall’amore perduto, negli occhi lo
sguardo d’odio di Michael de Sweerts, pittore olandese innamorato respinto da
Jacques, al seno la piccola Teodora, Lisario non può che ripiombare nel sonno
per salvarsi, emendare la colpa di aver voluto essere felice, libera, donna.
Non più corpo da nascondere
ma esposta in pubblico come una santa, Lisario verrà allontanata da Napoli e
abbandonata al destino delle acque in un viaggio funesto che la risveglierà
costringendola a salvarsi al comando di una nave fantasma, fino all’approdo inatteso in un’isola che le restituirà l’amore perduto, e la felicità.
Tornerà Lisario, tornerà
la sua voce a scuotere Napoli, tornerà ad accendere il cuore di Avicente per un’ultima
volta, sfidando la città intera, torneranno i suoi occhi a scrutare i cuori
degli uomini che ha amato e l’hanno amata, torneranno a rivendicare il piacere
proibito delle donne, tornerà e avrà il volto e la voce di Teodora, e di tutte
le donne che verranno dopo a reclamare libertà, felicità, vita.
“Il
nome dell’amato è una preghiera”.
Volti, voci, microstorie e
macrostorie; personaggi capaci di accendere il cuore; colori, odori, sapori di
una città che incanta e fa paura al tempo stesso; sacro e profano,
ragione e religione, ricchezza e povertà, amore e piacere; peccato e preghiera;
viaggi, arrivi, partenze; odi, vendette, rivalse; arte, genio, sregolatezza;
scienza e ricerca, filosofia e sacrificio. E poi e ancora Napoli e la sua
gente, come la Pullecenella che fa il suo spettacolo al capezzale di Lisario
venerata come una santa: “Uommene fèmmene
ascutate: che la rivoluzione s’adda fare, ma maie se faciarrà si lo munno nun s’accapovolge”.
In un mondo vietato alle
donne, la storia di Lisario è la dolorosa avventura di un’anima decisa a
reclamare il suo bisogno d’amore.
La
scrittura lucida ed elegante della Cilento conquista pagina dopo pagina in una
narrazione che bagna le parole nel catino della storia, e tinteggia con i
colori dei grandi scrittori come Cervantes regalando emozioni sino all’ultima
pagina.
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