“L’uomo da qualche tempo
sperimenta la sua incapacità di stabilire nessi con i ragazzi. Non sa se questo
muro invisibile sia la semplice riedizione dell’eterno conflitto tra genitori e
figli, tra adulti e ragazzi. Oppure se qualcosa di inedito, di sconosciuto, di
mutageno stia separando per sempre i pensieri e gli atti delle ultime leve dell’umanità
da tutto ciò che li ha preceduti”.
Si interroga un padre sul rapporto, in apparenza, mancato col figlio. Straniti
dalle abitudini diverse, dalle forme di comunicazione che spesso non
contemplano nemmeno la parola o qualsivoglia relazione fisica, da un narcisismo
imperante, dalla dislessia dei sentimenti che isolano, annullano l’uomo, in un’apocalittica
quanto visionaria guerra futurista i padri -gli anziani- sedimentano mancanze e
differenze verso i figli -i giovani- alzando un muro di incomprensioni. Salvo
scoprirsi tutti parimenti fallaci, bisognosi l’uno dell’altro, semplicemente
diversi e complici in un confronto che rivelerà la bellezza di una natura
appassionata, capace di evidenziare sì l’assenza di conflitti ideologici,
generazionali su cui confrontarsi e se mai scontrarsi, ma anche superare il
disorientamento dell’anonimato dei giovani ‘sdraiati’ -non solo figuratamente-
sulle abitudini dei loro riti, rinsecchiti nel loro sistematico ritirarsi dal
mondo, apatici, assonnati. Ma è davvero poi così? Cosa si aspetta il genitore,
punzecchiando, ironizzando, provocando, corrompendo, incuriosendo per
coinvolgere il figlio a condividere l’esperienza del viaggio: una breve
escursione in montagna. Non sarà forse.. cercare risposte all'interrogativo
comune a tutti i genitori: sarò stato capace di educare? Di fare bene?
Forse sì, se lo sdraiato di turno non solo ha lasciato il divano di
casa, ma con il suo improbabile equipaggiamento ha scalato la montagna, si è
riempito gli occhi di colori veri, e s’è lasciato alle spalle il padre. Un passo
avanti, sempre. Emozionandosi.
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