sabato 21 febbraio 2015

"L'ignoranza delle persone colti" di William Hazlitt

“Le parole sono l’unica cosa che rimane per sempre”.
Opportuna la considerazione di William Hazlitt, tra i più profondi saggisti inglesi attivo tra la fine del ‘700 e i primi decenni dell’800, di cui finalmente il lettore moderno può apprezzare una parte dei saggi pubblicati sul London Time nel 1820.
Arguto, ironico, pungente, incisivo il pensiero di Hazlitt spazia su diversi temi: dalla paura della morte – deliziose le pagine sul fare testamento con episodi tanto improbabili quanto veri – alla critica delle istituzioni culturali, politiche, sociali: “Tutti quelli che si agitano, strisciano e pregano per ottenere un posto, vivono poi sugli attestati di merito fino alla vecchiaia, dopo la quale è raro che se ne senta più parlare. Se capita fra di loro un uomo veramente capace, che sceglie la sua strada non conta niente”; dall’ignoranza delle persone colte che “conosce le cose di cui parla come un cieco i colori” agli svantaggi della superiorità intellettuale dacché “il principale svantaggio di sapere di più e di vedere più lontano degli altri in genere è di non essere compreso”.
Paradossale, irriverente, beffardo, passionale nel tenere la posizione su giudizi controcorrenti, curioso, istrionico nel destreggiarsi tra citazioni e rimandi colti, W. Hazlitt risulta di un’attualità sconcertante e di facile immedesimazione per il lettore.
“Tutto ciò che ti riempie di gioia e di diletto sfugge agli occhi della gente”.

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