venerdì 25 ottobre 2013

"Cellophane" di Cinzia Leone

"Vado a caccia di sacchetti dell'immondizia da usare come buco della serratura da cui spiare un mondo che troppo presto ho rinunciato a comprendere e accetto solo di osservare".
Aurora Terrasini per mestiere ammazza animali infestanti. Lo fa a dispetto della giovane età e del pregiudizio della gente intorno a lei. Ha ereditato la ditta dal padre. Non solo non l'ha fatta fallire ma ha fatto straordinari affari. E' brava, determinata, capace. Ma a suo modo è una sopravvissuta. Sopravvissuta a due genitori che non l'amavano, che l'hanno voluta per sostituire la prima figlia perduta in un incidente. Sopravvissuta ad una generazione che sta lì "sempre a frignare sulle rivoluzioni a cui non hanno potuto partecipare, sulle sniffate segrete e su quelle raccontate, sui soldi che dicono di schifare ma che sono pronti a procurarsi in qualunque modo". Sopravvissuta alle offerte di chi le ruota intorno, su tutti Stavros, l'amico/nemico del padre. Sopravvissuta a se stessa, suo malgrado e alle sue ossessioni, la principale: frugare nei sacchetti della gente; dalla prima volta da bimba quando attratta dalla pittrice dell'attico di casa aveva preso a curiosare tra la sua immondizia trovando un fascio di rose gialle avvolte in un cellophane, all'ultima in un cassonetto di via Collina. L'anarchico Tito al guinzaglio e una scoperta inquietante che merita attenzione trascinandosi dietro un'inaspettata verità.
Un dito mozzato, una discarica fuori città, Verdeluna, una vecchia cagnetta incinta, un pianista ossessionato dalla vendetta, l'ardore di impulsi che chiedono di essere soddisfati od ostinatamente respinti e la consapevolezza di "non esser fatta per combattere, ma solo per resistere con le mie manie nella trincea che mi è capitata in sorte".
Ma non si può tornare indietro, "per tutta la vita ho cercato di riprendere quello che è stato gettato per poi ributtarlo via" e Aurora sa che è tempo di trattenere. Trattenere emozioni, sentimenti, rabbia.
E la sopravvivenza si tinge di colori nuovi quando si scosta il cellophane e si guarda senza filtri, si rischia persino di vivere. Perché "solo quello che si frequenta con assiduità o di cui si è irrimediabilmente e voluttuosamente impastati non fa paura". 

Romanzo dalla prosa lucida e fulminante, "Cellophane" inchioda il lettore alla pagina. E lì al fianco di Aurora mentre rovista nel cassonetto dell'immondizia, coscienza sporca di un mondo che va troppo veloce, una società di rampanti conquistatori, di tempi bruciati, anime perse o pronte a vendersi. Uno specchio deformato la Sicilia anni '80 in cui si muove la protagonista, di sfibrante attualità, l'anormalità che diventa normalità. Peggio di qualsiasi rifiuto.

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