
Il grande romanziere George Simenon torna per qualche settimana di riposo nell'amata isola di Porquellos, sulla Costa Azzurra. Ne conserva bei ricordi, vi ha scritto pagine bellissime. Ma adesso è un uomo stanco, malato, addolorato. Ha smesso di scrivere da qualche tempo eppure improvviso nasce il bisogno di riprendere in mano carta e penna per raccontare, di "una figlia, un romanzo e una donna sconosciuta" e così rivelare al mondo e a sé stesso quanto di lui aveva sempre deciso di ignorare.
Perché sull'isola, complice un giovane fotografo, Simenon è attratto dallo sguardo di una donna "sembra che gli occhi vogliano prendersi tutto il paesaggio che c'è". Una donna che ha lo stesso nome della protagonista di un suo romanzo: Betty. La stessa donna il cui cadavere il mare restituirà qualche giorno dopo, coinvolgendolo in un'indagine che lo costringe a diventare quel Maigret di cui scrive da sempre.
Chi era davvero la donna che abitava da straniera l'isola? Perché di lei si sapeva tutto e niente? Perché era ossessionata dai romanzi di Simenon, su tutti 'Betty' al punto da farne copione del suo vivere, fin nei particolari più inquietanti e dolorosi? E perché la gente dell'isola, lo stesso dottor Rigaud, amico di Simenon, ne era rimasto affascinato al punto da restare invischiato dalla sua follia? Quale dolore nascondeva la donna? E perché per Simenon svelarne il dramma equivale a rivivere il suicidio dell'amata figlia Marie Jo?
Simenon, vittima e inconsapevole carnefice della donna, si interroga: "l'anima è una finestra sui fantasmi di una vita, e io di fantasmi ne ho troppi".
Simenon smette i panni dello scrittore per vestire quelli di uomo. "Le storie le conosco, le verità le ho perse".
Giallo psicologico, storia di forte impatto, mirabile omaggio a un grande della letteratura del '900. Questo è 'Betty'. Un'isola, il cadavere di una donna, un gruppo di sospetti, un detective d'eccezione. E ancora la bellissima prova d'autore di uno scrittore che semplicemente, con naturalezza e maestria, fa quello che tanti provano e a pochi riesce: scrivere un romanzo.
Sublime la figura di Simenon, piena di introspezione e analisi la sua scrittura. Intenso l'approcciarsi alla metamorfosi del suo vissuto immerso nel dolore della perdita di un figlio, la descrizione di un vivere che delega sentimenti e responsabilità ai personaggi di carta, figure più comode degli occupanti la realtà. La capacità di Cotroneo di presentare ai lettori Simenon, di entrarvi dentro al punto di metterne a nudo l'anima, di farne protagonista, personaggio di una storia è una matrioska di letture, un gioco di interessante deduzione, un prezioso disegno narrativo.
La scrittura di Cotroneo è coinvolgente, vera, piena di pathos, frutto di accurato studio. "Le persone sono ciò che ricordiamo di loro" si legge nel libro, sarà davvero così.
Nessun commento:
Posta un commento