Ma gli Azoulay e i Cohen incroceranno nuovamente il loro cammino, a distanza di cinquant'anni, complici un contratto prematrimoniale, un uomo e una donna sopravvissuti a ferite d'amore, consci che il destino stia fornendo loro la possibilità di stare insieme, perdonare gli errori del passato, indossare questa volta gli abiti di una religione e uno stile di vita che entrambi riconoscono propri, per se stessi, per i loro genitori e per quei nonni che hanno abitato un tempo lontano e che forse possono trovare finalmente pace.
Un romanzo con una narrazione affascinante, che attraversa un secolo di drammi, guerre, rinascite, speranze. L'istinto di sopravvivenza, la voglia di costruire un nuovo paese -il nascente stato di Israele- come fosse una missione, per reclamare appartenenza ad una terra, ad una religione fino a pochi anni prima osteggiata come un nemico da sopprimere, la voglia di normalità, la certezza di offrire un futuro migliore ai propri figli.
I protagonisti della Leone sono parte di noi, di un vissuto comune, sono empatici in ogni loro fare. Giuditta su tutte, indomita, profondamente umana, decisa a tutto per realizzare il suo sogno d'amore al fianco di un cristiano. E Davide Cohen, suo padre, un uomo brillante, capace di relazionarsi con tutti, folle al punto di mettere tutto in pericolo per non rinunciare alle sue idee, non piegarsi al regime.
Accuratezza storica, cura nei dettagli, pathos tutto attraversa la scrittura della Leone regalando una storia in cui immergersi totalmente fino ai suoi ultimi, romantici, melanconici protagonisti, Esther e Ruben.
Un romanzo che come suggerisce il titolo 'ruba' il cuore del lettore.
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