mercoledì 6 gennaio 2021

"Insegnami la tempesta" di Emanuela Canepa

"Insegnami la tempesta" che agita il mio cuore adesso.

Sembra un appello disperato quello della giovane Matilde. Diciottenne silenziosa smarrita al cospetto di una gravidanza inattesa, che mette in discussione un futuro prossimo di studio lontano dalla sua città.

"Insegnami la tempesta" che agita il mio cuore da vent'anni.

Sembra risponderle Emma, sua madre, che per Matilde ha rinunciato alla tesi di laurea, ai suoi sogni, ha preso su di sé l'onere di una gravidanza che i genitori le hanno attribuito come colpa da espiare, espressione di un fallimento.

"Insegnami la tempesta" che ho placato da tempo, con la preghiera, fa eco Irene. Una suora al cui cospetto Emma e Matilde si sono presentate.

Di notte, bussando alla porta di un convento. Apre Irene, che è il passato di Emma e forse la possibilità di comprendere il futuro per Matilde. 

Perché la verità non è mai semplice, e la tempesta che agita i cuori di queste donne cela silenzi, promesse disattese, paure, ansie che spezzano il fiato.

Parla di amicizia, di amore inatteso, di comprensione, sacrificio, passione.

E all'alba di una notte di dolore rivela l'accettazione e placa la tempesta, lasciando spazio alla cura e alla libertà.

Solo allora madre e figlia sapranno guardarsi davvero per la prima volta. Sapersi complici, colme di speranza e amore.

Un libro disarmante, una scrittura empatica. Figure femminili che si stagliano universali nel fluire della storia, che quasi trascinano, confondono l'unica figura maschile che pure ha il merito di aver dato amore incondizionato, sempre.

"Le famiglie non sono necessariamente amabili. Non vuol dire che siano inutili, o che debbano essere ignorate. E neppure che si possa fingere che non facciano parte della nostra vita".

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