domenica 22 novembre 2020

"Il paese dalle porte di mattone" di Giulia Morgani

“Cosa volevate?” “Quello che vogliono tutti. Cose semplici, ora così lontane. Amare, sperare. Vivere. Confidando che il tempo cura ogni dolore”.

Giacomo è un giovane capostazione al suo primo incarico. Centunoscale è il piccolo paese a lui destinato. La guerra alle spalle e un amore sincero a cui anela tornare presto. E’ pieno di speranze quando arriva al piccolo paese avvolto da un coltre di nebbia. L’unica persona che è con lui sul treno è una donna che cerca di dissuadere la sua permanenza. “Non abbiamo bisogno di nessuno”.

Giacomo sembra non farci caso, non ha intenzione di lasciarsi scoraggiare benché la nebbia, il silenzio e l’abitato spettrale sembri suggerire altro. Poco più di un presagio. Ad ospitarlo due fratelli in una casa che nessuno vuole nemmeno indicargli. Teste basse e sguardi impauriti. E infatti sin dalla sua prima notte al paese rumori violenti, grida, un battere incessante sembra squarciare il suo sonno. Ma il giorno porta ristoro e tanta voglia di fare. Giacomo è deciso a far rinascere la piccola stazione abbandonata e sul punto di crollare. Ma intorno vi sono poco più che macerie e nessuno disposto ad aiutarlo.

Il paese è diviso in un abitato di vecchie case pressoché diroccate e disabitate e un piccolo centro nuovo. Solo Roberto, un bambino dagli strani capelli grigi sembra rivolgergli la parola più incuriosito dai treni che dal giovane venuto da lontano. In paese nessuno è ben accolto. Ogni presenza estranea è scoraggiata, sembra che tutti siano ostaggio di un incantesimo. Le case del borgo antico celano anime incastrate nel tempo, quasi tutti coinvolti in tragedie prossime impossibili da dimenticare, di cui è più semplice accusare la stregoneria, la malattia che l’orrore della guerra, dell’uomo che ignora quanto la perdita di piccoli innocenti possano stringere un intero paese nel silenzio di anni di pregiudizi, rinunce, dolore che ammanta tutto come una coltre di colpe collettive.

Giacomo è deciso a capire, a spiegare e spiegarsi tutti quei misteri e a sfidare il pregiudizio, la malattia aprendo il suo cuore alla speranza che si possa tornare a desiderare le cose semplici. A riunire il piccolo paese tutto intorno alla stazione, lì una fotografia aveva fissato l’ultimo momento felice della comunità, e lì si sarebbe offerta a tutti la possibilità di un quotidiano di speranza. Per Roberto, per il sarto, per la maestra, per l’anziano bottegaio, per il fornaio, per il prete che aveva smesso di celebrare scosso dalla tragedia di cui era stato testimone, la fragile Malvina, i suoi fratelli, il vecchio capostazione e tutti quelli che avevano smesso di vivere, vittime di rabbia e dolore, decisi a nascondere dietro una parete di mattoni i ricordi felici, la vita di un tempo e tutti i sogni perduti. E alla fine l’ostinazione di Giacomo, era stata ripagata, in un tempo che aveva ripreso a correre, minuto dopo minuto mentre crollavano le pareti di mattoni e i sogni tornavano a vivere e le voci tornavano a risuonare nel paese come la musica, i colori, semplicemente la vita.

Smettere di guardare all’altro come nemico, spiegare e accettare quello che non si conosce, superare il dolore e perdonarsi, questo aveva riportato Centunoscale a vivere mentre il treno allontanava Giacomo dal paese riportandolo alla città, al suo amore, alla sua di vita che cominciava davvero. Sembrava che il suo compito lì fosse finito, quando era arrivato nemmeno sapeva di averne uno, di certo non così impegnativo, ma Giacomo si apriva alla vita, sempre, aveva fiducia negli altri, condivideva il bene perché solo quello conosceva. Ma Centunoscale, la tristezza dei suoi abitanti, quei mattoni che avevano imprigionato la vita, li avrebbe portati con sé, sempre.

Esordio interessante quello della Morgani, una storia che occhieggia al gotico ma cela tutto l’orrore di cui è capace l’uomo e il dolore che lo soffoca al punto di costringersi ad una vita che è solo dubbio, rinuncia, sospetto, delazione. La narrazione è fluida, intrigante, appassionata come di chi racconta di una storia che è patrimonio di ricordi, atmosfere comuni. E arriva dritta al cuore.


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