giovedì 21 maggio 2020

"Figlio del lupo" di Romana Petri

Biografia, romanzo, epopea avventurosa di un uomo, poco contano le definizioni al cospetto di Jack London.
All'ultimo libro di Romana Petri si soccombe allo stesso modo in cui si soccombe al fascino di una personalità unica.
E tanto basta.
Fin dalle prime pagine il lettore viene catturato dalla straordinarietà di un ragazzo deciso a fare della sua vita qualcosa di unico.
Una vita densa di esplorazioni, lavori, esperienze, sogni ardenti, fallimenti, delusioni, studio forsennato, ricerca.
Mani sporche di terra, il puzzo del pescato addosso, il freddo che ti gela le ossa, la fatica fisica che ti toglie il respiro, e la voglia stessa di sognare.
Il vagabondaggio, il viaggio estremo, la fame, l'alcool che ti circola in corpo dalla più tenera infanzia.
La sensazione sempre presente di 'essere Jack London', un uomo, un nome destinato ad attraversare il tempo. A perdurare nel ricordo, a smuovere le coscienze di intere generazioni, a formarne di altre fidando nella parola.
Autodidatta geniale, narratore di incredibile potenza, evocativo, rivoluzionario in ogni suo fare, a tratti strabordante di personalità, bisognoso di conferme, quelle della madre su tutte, in principio, una donna che parlava con i morti, e che gli prefigurava un futuro radioso ma al tempo stesso era incapace di affetto, e non solo.
E poi loro, le altre donne della sua vita: la borghese eterea ed innocente Mabel, la pragmatica Bessie madre delle sue figlie, l'intellettuale russa Anna, Charmian che aveva saputo conquistarlo e stargli accanto in ogni viaggio o folle progetto, e la sorella Eliza, punto fermo della sua vita.
Fiumi di denaro spesi per realizzare grandi progetti andati letteralmente in fumo in una notte e la sensazione di fine imminente che consuma le energie ma non spegne la mente, mentre il mondo fuori plaude il genio di un uomo solo, contraddittorio, visionario, eccezionalmente unico.

Nessun commento:

Posta un commento