venerdì 3 maggio 2019

"Superga 1949" di Giuseppe Culicchia

"Solo il fato li vinse".
Il 4 maggio 1949, un aereo si schianta contro la Basilica di Superga, avvolta nella nebbia. 
A bordo, la squadra di calcio del Torino. 
Del Grande Toro. 
La squadra che con il suo bel gioco non solo ha inanellato vittorie su vittorie ma ha conquistato un'intera nazione, dalle Alpi all'Etna.
Un gruppo di ragazzi talentuosi che con passione domenica dopo domenica scendeva in campo, non solo per vincere, ma per divertirsi, con l'entusiasmo dei bambini che rincorrono un pallone. 
Ragazzi semplici, che lavoravano, sorridevano, vivevano la città, la quotidianità con l'allegria dei vent'anni e la consapevolezza del privilegio di vivere il proprio sogno.
Un sogno in cui identificarsi per un popolo provato dal secondo conflitto mondiale e deciso a ricominciare a vivere, a credere, pronto a rialzarsi, a correre, vincere come quei ragazzi vestiti di granata. 
Difficile spiegare, rievocare la passione che evocavano quei calciatori, nomi entrati nella leggenda, su tutti il grande capitano Valentino Mazzola, di più descrivere la commozione di una città, di un paese al cospetto di quell'immane tragedia. 
"Abbiamo la forza di piangere: è la sola cosa che possiamo fare per attenuare l'angoscia che ci stringe il cuore". 
Una forma di comunanza, di sentire che unisce uomini e donne nel ricordo di quello che un gruppo di ragazzi, di sportivi hanno rappresentato per intere generazioni. 
Anche oggi, per chi anagraficamente è lontano da quel tempo e vissuto, è impossibile non ricordare la magia del Grande Torino, la gioiosa indomita voglia di combattente del capitano Mazzola, capace di trascinare dietro di sé tutto il Torino, e gli spettatori a seguire. 
Per tutti quelli che hanno tirato calci ad un pallone, che hanno amato la gioia di chi sorrideva alla vita, e hanno visto nei giocatori del Torino la lealtà, lo straordinario impegno, la serietà di chi può tutto per realizzare un sogno, lo specchio di una società che aveva bisogno di immedesimarsi negli occhi di ragazzi dalla faccia pulita, che tendevano la mano, un sorriso aperto alla vita. Un simbolo di coesione. 
A settant'anni dalla tragedia di Superga le pagine di Culicchia arrivano dritte al cuore per raccontare i ragazzi del Torino e l'Italia che eravamo. Una narrazione complice, diretta, evocativa, partecipata, necessaria. 

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