giovedì 25 aprile 2019

"Una serie ininterrotta di gesti riusciti" di Alessandro Giammei

"Uno si legge in quel che legge, e dunque le biblioteche devono essere vaste abbastanza per dare respiro all'immaginazione di sé".
Alessandro, dalla periferia di Roma a Princeton. Raccontare 'Il grande Gatsby', un petit divertissement per scandagliare il passaggio all'età adulta, alla responsabilità di dare forma al proprio sogno di insegnare, e farlo in una grande facoltà dove tutto può sembrare il contrario di tutto, esponenti di famiglie prestigiose e figli di immigrati, straordinari docenti da incontrare in un caffè con cui dissertare dello scibile umano e le formali cene con i laureati che continuano a finanziare l'università, la passione per la ricerca e l'ansia per i tanti incontri di lavoro, piccoli rituali e quotidiani incontri capaci di rivoluzionare la propria percezione di stare al mondo. Lo sguardo del detenuto a cui insegna in carcere, le passeggiate nel campus, le disavventure di viaggio, l'amicizia con Jhumpa Lahiri, il disincanto per un'esperienza di vita e di studio che parte da un vissuto in apparenza simile a quello di tanti ragazzi, giochi di ruolo, grandi chiacchierate e ambizioni un po' spocchiose, salvo ritrovarsi proprio come il protagonista dell'opera di Fitzgerald - peraltro studente di Princeton - a "definire il futuro fuggente in cui credeva".
Edizione curata nei dettagli, l'opera pubblicata da Marsilio, rivela il brillante talento letterario di Giammei. Articolato in brevi capitoli con una voluta cialtronesca piaggeria emotiva nei confronti de 'Il grande Gatsby' citato e rivelato in alcuni passaggi chiave, 'Una serie ininterrotta di gesti riusciti' è un guizzo narrativo, rimandi, ricordi, personalismi estetici che a tratti virano allo snobismo. E non a torto. L'intento, peraltro riuscito, è di rendere al vero lo stordimento di un giovane al cospetto di grandi studiosi e di un certo establishment intellettuale.

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