sabato 5 aprile 2014

"La felicità è un battito d'ali" di Wendy Wallace

"Mi avete dimostrato che solo la volontà di Dio può distruggermi. Non mi hanno distrutta i vostri farmaci, il trattamento della sedia, le docce fredde, le porte chiuse a chiave, le miserabili crudeltà. Non mi uccideranno né la lama di un un rasoio né l'isolamento né le bastonate. Né la noia né la disperazione. Mi ucciderete soltanto assassinandomi".
Seconda metà dell'Ottocento. Lake House, a pochi chilometri da Londra nasconde un segreto. Quello che la gente desidera dimenticare: la diversità, l'insolenza della ribellione, forse la malattia di alcune donne. Semplicemente la difficoltà che può cogliere l'animo turbato di chi improvvisamente si vede estromesso da un affetto, provato da un lutto, spossato da un rifiuto. Malattie nervose spesso inesistenti per giustificare l'allontanamento, per tacitare scelte inappropriate, di rado tutelare chi sta male. Di certo un istituto psichiatrico per donne della buona società come vuol essere Lake House brutalmente guidato da Querios Abse non è il luogo per la giovane Anna Palmer, ivi condotta con l'inganno dal marito, un reverendo deciso a tutto per sbarazzarsi della moglie. La colpa che si attribuisce ad Anna sta nell'avventatezza di aver lasciato il marito per soccorrere i superstiti di un naufragio, e tra loro uno in particolare: un ragazzino sognato a lungo.
Il mare per Anna era stato sin dall'infanzia luogo di vita, il vicino rumoroso a cui rivolgere lo sguardo ma anche il letto di morte del padre marinaio. "Il mare era terribile. Il mare esigeva il suo tributo. Inghiottiva quello che gli spettava, quello che gli doveva". Era stato così anche per la famiglia di Anna, sconvolta da quella perdita, condizionandola al punto da cercare altrove, in un marito l'occasione di fuga. Era stato un inganno, ma non l'aveva capito, non in tempo utile per sfuggire a quel luogo di tormento che si sarebbe rivelato Lake House, tra inquisitori, aguzzini e anime tormentate, tutte meritevoli di una seconda occasione nella vita, tutte bisognose di libertà.
Non era bastato cercare l'aiuto del dottor Lucas e della sua idea di usare la fotografia per migliorare la diagnosi delle malattie nervose, nemmeno tentare una rocambolesca fuga con la giovanissima Emmeline figlia degli Abse, né cercar rifugio nella casa della sorella Louise. Anna era tornata indietro per dovere, per tutelare Emmeline ammalata, e forse se stessa benché lì "la stessero disfacendo come si fa con un lavoro a maglia". Anna aveva capito che doveva resistere, sopravvivere.. perché sarebbe uscita dalle mura di Lake House.
Sarebbe stato così, Anna era sopravvissuta ad agghiaccianti torture, trovando conforto nelle anime sfinite e pure che condividevano con lei la pena in quel luogo di reclusione, riconosciute come bisognose di cure più di lei. E a dispetto della follia e del dolore che traspirava da ogni angolo di quella magione oscura aveva trovato coraggio in se stessa, lucidità per cogliere l'assoluta atrocità e ingiustizia di una società che non riconosceva dignità e diritto alcuno alle donne, e la determinazione a liberarsi, emanciparsi come persona, rivelando al mondo la sua verità e tutto l'orrore che quei luoghi di mortificazione e non di cura celavano.
Finalmente libera, dal suo stesso passato, da un marito sconosciuto e prevaricatore, Anna Palmer aveva riconosciuto a se stessa la possibilità di essere padrona della sua vita, conscia che "la felicità è un battito d'ali".
Un romanzo intenso, una carezza dolorosa al cuore, la fotografia di un tempo non molto lontano in cui le donne venivano tacciate di isteria e malattie nervose solo per costringerle al silenzio. La coraggiosa storia di una donna decisa a riprendersi la sua vita. Una scrittura emozionale e ruvida che mortifica la scienza ed esalta i sentimenti e la volontà del carattere.

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