domenica 20 aprile 2014

"Dieci dicembre" di George Saunders

"L'amore è quando uno ti piace com'è e in più fai delle cose per aiutare a migliorarlo".
Mettete un narratore fuori dal comune, mettete dieci piccole storie di umana cortesia e follia, mettete uno stile spiazzante e intessuto di emozioni, mettete la descrizione delle miserie e delle grandezze tutte dell'animo umano, mettete i sogni più semplici e i desideri più arditi, e ancora la conflittualità tra pensiero e fare, tra sconcertante, irriverente contestazione delle regole e l'agire spasmodico e necessario per la conservazione della vita stessa, per il raggiungimento della felicità, il superamento delle difficoltà quotidiane, le asperità smussate della volontà in essere; mettete tutto questo e molto di più e avrete una vaga idea della scrittura iperbolica, a tratti surreale, ma vivace e intensa dell'americano George Saunders.
I suoi personaggi sono fortemente disturbanti, esilaranti e vivi, le sue storie con una soggettiva narrante a tratti persino spiazzante sono pensanti e autentici, ma imbevuti di una tragica umanità che accalora: "Il bambino si accostò alla recinzione. Se avesse potuto dirgli, solo con uno sguardo: Non è detto che sarà sempre così. All'improvviso la tua vita potrebbe diventare stupenda. Può succedere. A me è successo". Impossibile restare indifferenti. 
Trai più apprezzati autori americani contemporanei Saunders segue la linea di rottura nella letteratura moderna già segnata dal coetaneo Percival Everett, grandiosamente immaginifico: una scrittura capace di evidenziare le brutali contraddizioni del mondo lasciando rilucere preziosi atti di singolare gentilezza.


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