venerdì 26 luglio 2013

"Le cose che non ho" di Grégoire Delacourt

Arras. Provincia francese. Molti ipermercati poca vita per le strade della città. Eppure Jo, alla soglia dei cinquant'anni, trova ogni giorno tanti motivi per essere a suo modo felice. Ha una piccola merceria che porta il suo nome, un marito un pò grossier che l'ama teneramente, due figli adulti, due amiche sognatrici e un blog in cui scrive della sua passione per maglia, ricamo e cucito. Certo nello specchio non coglie più l'immagine della ragazza ventenne magra e sorridente che aspettava il principe azzurro, la sua infanzia felice è stata spazzata via dalla morte improvvisa della madre e dalla malattia del padre che lo costringe a resettare i ricordi ogni sei minuti. Ora Jo è una donna pingue, in corsa ogni giorno tra lavoro e famiglia, e per la testa tanti pensieri su quel che poteva essere e non è stato, sui tanti piccoli desideri ancora da realizzare, salvo ritrovarsi un giorno improvvisamente con il biglietto vincente della lotteria tra le mani. Potrebbe cambiare la sua vita, regalare al marito quel che desidera da sempre, aiutare i suoi figli ma è opportuno davvero farlo? Rischiare di diventare qualcosa di diverso? Sentirsi felici solo perchè proprietari di qualcosa? Amati da estranei? "I nostri bisogni sono i nostri piccoli sogni quotidiani. Sono le nostre piccole cose da fare, che ci proiettano verso il domani, e il giorno seguente, nel futuro". Jo è convinta di possedere ciò che i soldi non possono comprare ma solo distruggere "La felicità. La mia felicità per lo meno. Con i suoi difetti. Le sue banali certezze. Le sue piccolezze. Ma era la mia. Immensa. Scintillate. Unica."
Così l'assegno era stato dimenticato, la vincita taciuta a tutti. Salvo scoprire che "si mente sempre a se stessi" per vedersi tradita dal marito in fuga con l'assegno della vincita e tutta la sua fiducia in se stessa.
Bisogna cadere per rialzarsi. Bisogna volere il cambiamento per cambiare davvero. Bisogna lasciar andare il dolore perché non si può trattenere tutto e a volte bisogna non tornare indietro, esser così determinati da non perdonare il proprio carnefice per rinascere ad una nuova vita, dove "essere amata per quella che ero senza dover sempre garantire un sovrappiù di gentilezza".
Un piccolo libro che scalda il cuore del lettore, spingendolo a riflettere su quello che abbiamo e davvero conta e sui desideri di ogni giorno di cui siamo fatti; il bene delle persone care, l'amore dato e ricevuto scalda il cuore più di ogni bene materiale.
Sapersi persone degne, sapersi realizzati come individui è il bene principale, irrinunciabile, perché nessuno possa come Jo dire un giorno "sono amata, ma non amo più".

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