domenica 12 dicembre 2021

"Vita mortale e immortale della bambina milanese" di Domenico Starnone

Mimì è un bambino. Ha fantasia, l'ardimento degli piccoli eroi, la trasognata idea di mille avventure da vivere nel cortile sotto casa per impressionare la bambina che abita nel palazzo dirimpetto. La vede ballare, fare piroette, sporgersi dal balcone. La sente parlare in italiano, lui che indossa il dialetto come l'abito di tutti i giorni, complice la nonna che amorevole fin quasi soffocante si occupa di lui e della famiglia. Il suo amico Lello, chiama la bambina: la milanese. Per lei, un suo sguardo, una parola, il suo amore Mimì è pronto a tutto, a duellare con Lello che scalpita per portargliela via. Piccole schermaglie tra bambini, eppure Mimì prende tutto sul serio. Fino al tragico epilogo che incastonerà la bambina milanese nei ricordi di una vita, tornando a chiederne conto più e più volte per riacquistare concretezza, per mischiarsi all'amore viscerale, durevole, della vecchia nonna, punto fermo dall'infanzia alla giovinezza di Mimì, che saprà raccontarle dell'amore devoto per il marito perso in giovane età, del mondo dei morti che reclamano attenzione, di un dialetto -il napoletano- che si fa lingua animata, accorata, densa. E fa da viatico alla vita vera, saluta gli inciampi della giovinezza, le disillusioni d'amore, antiche e nuove, fugge i lutti.

"Ho imparato da un pezzo che persino le persone che ci vogliono bene fanno fatica a ricacciare indietro se stesse per lasciare spazio alle nostre smanie di centralità".

Eros e thanatos nell'ultimo libro di Starnone, che affonda nella lingua madre del dialetto per colorare il bianco e nero dei ricordi ed emozionare con l'"io bambino" a cui dà voce con struggente tenerezza, lasciando che sia l'amore a colmare i vuoti del tempo perduto.

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