venerdì 16 febbraio 2018

"Castigo di Dio" di Marcello Introna

Se si potesse far uso di un'immagine per rendere l'immediatezza del dolore, dello smarrimento che coglie il lettore de 'Il castigo di Dio' di Marcello Introna, sarebbe 'Il disperato' di Gustave Courbet.
Solo un folle, un disperato appunto, potrebbe affacciarsi alla Socia, un enorme caseggiato nei pressi della stazione di Bari, sul delimitare della campagna. Nato sotto i migliori auspici, nell'estate del '43 è poco più che un alveare maleodorante, sprovvisto di acqua, fogna, elettricità che ospita derelitti, questuanti e cela i malaffari di loschi figuri. Su tutti, Amaro. Un individuo profondamente cattivo, sin dalla giovinezza reo dei più atroci delitti, e che della Socia è il re indiscusso. Sue le bische clandestine, suo il fiorente mercato della borsa nera, suo il controllo delle prostitute che abitano i piccoli locali dove persino le finestre sono murate, luoghi sinistri che trasudano morte e malattie. Di ognuno degli abitanti della Socia, Amaro decreta vita o morte. Che siano bimbi, donne o anziani. Chi non può pagare, chi non può essere fonte di guadagno rappresenta un intralcio.
La Socia rispecchia la condizione della città di Bari come tante negli anni del secondo conflitto mondiale. Una città annientata, impoverita e abbruttita dalla guerra, dalla disperazione della miseria, del bisogno che incattivisce e mina gli animi dei sopravvissuti.
Nessuno osa sfidare apertamente Amaro, solo Anna, per tutti la prostituta letterata, gli tiene testa con il suo sguardo. Può svilire il suo corpo, intaccare la sua dignità ma non sopraffarre la sua anima, libera, sempre, comunque. Ma la penna del 'Bracco', le indagini della polizia per il rapimento della figlia di un ricco commerciante che portano ad Amaro, e l'incedere inarrestabile della storia chiedono che si prendano provvedimenti, la Socia è uno sfregio alla città che chiede di tornare a vivere, sperare, amare. E mentre l'attacco al porto della città miete vittime e i potenti locali si liberano degli orrori di cui si sono macchiati per ricominciare, l'inferno della Socia riversa nelle strade l'ombra lunga dell'orrore che ha sepolto.
Una narrazione che atterrisce quella di Introna su una pagina della storia nazionale troppo in fretta dimenticata, al pari della città di Bari che ha fagocitato nella voracità del dopoguerra e del boom edilizio la fatiscente Socia, e i suoi abitanti. Struggente e potente la descrizione dei personaggi, su tutti Anna e i piccoli Francesco e Lorenzo. Documentata e ben inserita nella trama del romanzo la rievocazione di alcuni eventi socio politici rilevanti, disarmante la bellezza e l'umanità che traspare dagli angoli della città e dalla gente che la abita.
Un romanzo potente, lirico, di forte impatto emotivo. Una scrittura che graffia il cuore. Da leggere.

Nessun commento:

Posta un commento