sabato 21 novembre 2015

"Il più e il meno" di Erri De Luca

Non voglio sapere niente del me stesso di allora, e un libro serve proprio a questo, a cancellare i giorni”. Erri De Luca, racconta e si racconta in una manciata di pagine che colmano silenzi e regalano emozioni.
De Luca scrive che “i poteri con le loro accuse possono rendere il più grande onore a uno scrive”. No. Non sono i poteri, gli uomini, ma soltanto le parole a rendere onore a uno che scrive; a rendergli onore, a dare forma e contenuto alla sua vita, a qualsiasi vita. A tanti si perdonano errori, omissioni, colpe. Altri come De Luca scontano ancora il peso delle idee, degli ideali di gioventù.
Racconta De Luca, e ruba a se stesso, a tutti i suoi libri editi, alle sue dichiarazioni, alle sue poesie. E ricorda il padre e la sua malattia, l'amore per la madre, la sua difficoltà estrema a lasciare che le parole arrivino alle persone che gli sono care al momento giusto, strappandole alla pagina scritta. De Luca si strapazza, non si perdona a tratti il suo stare fuori dagli schemi, l’incapacità di trattenere un amore, di cercare se non in cima a una montagna uno spazio libero da vivere, respirare, come in mezzo al mare, sgombero appunto da schemi, strategie, finzioni. Perché è già il mare fingimento, pericolo, e non perdona errori, smarrimenti.
Erri e il suo nome che denuncia la sua origine e il suo tutto, la famiglia, Napoli, la gioventù, la musica e il germe della libertà ad ogni costo, quel lasciarsi alle spalle la quiete borghese per studiare, vivere, comprendere, sbagliare, lottare, perdere, cadere e rialzarsi, mille volte.
Non dimenticando mai gli altri, gli ultimi, i bisognosi, lo straniero, il rifugiato, il senza nome, e per loro, con loro, patire la fame, il freddo, vivere e conoscere la solidarietà dell’estraneo, il lavoro duro sui cantieri, in fabbrica, i viaggi per vegliare i corpi in guerra, la stessa che in Italia solo i vecchi ricordano: suoni, odori, immagini inscatolate in ricordi che vanno perdendosi costringendoci a ripetere gli errori di sempre.
Erri e la scrittura, l’amore per i libri, la possibilità di capire e farsi capire. Un viatico che contiene il ‘possibile’, perché “la scrittura era campo aperto, via d’uscita”.

Un involontario bilancio, il più e il meno della vita di ogni giorno, di ogni uomo. Che possono, fanno, la differenza.

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