lunedì 22 settembre 2014

"La donna è un'isola" di Audur Ava Olafsdottir

"Sono molti, gli eventi carichi di conseguenze che possono accadere a una donna nel breve arco di una giornata. La maggior parte degli errori si commettono in un attimo, si contano nell'ordine di secondi: una curva sbagliata, il piede sull'acceleratore anziché sul freno, un sì al posto di un no, o di un forse. Invece, è molto raro che gli errori siano il risultato di un concatenarsi di decisioni logiche. Ci sono donne, ad esempio, che si ritrovano a un pelo dall'amare con tutta la loro anima, essere proprio sul punto estremo, senza averci riflettuto neanche per un istante".
Così ad una donna inarrestabile, caotica, a volte un po' originale, può capitare nella stessa giornata di lasciarsi convincere di consultare una chiaroveggente, pensare di poter tenere insieme amante e lavoro, piegata dal senso di impotenza e al tempo stesso bisogno di riempire un vuoto che non ha nome e accettare di essere lasciata per una donna che presto sarà quello che lei non desidera essere: madre. Salvo ritrovarsi pochi giorni dopo a rimettere insieme i cocci della sua vita con un viaggio insolito e improvvisato, quasi una fuga, con un compagno inatteso: un bimbo di quattro anni, un bimbo speciale, con piccole disabilità fisiche, un bambino di cui prendersi cura, di cui essere responsabile.
Un viaggio in apparenza senza meta, di libertà, esperienze, errori, incontri fortunati, magici, irreali. Un viaggio che sa di rinascita e riconciliazione. Un viaggio per fare pace con il proprio passato e luce sul presente. Un viaggio per imparare il senso della parola cura. Un viaggio per volersi bene ed assaporare tutta la bellezza della vita, perché nessuno è sempre e solo un'isola.
Un romanzo inatteso, a tratti incerto nella scrittura, non sempre capace di rendere a meglio l'effimero di un tempo che consuma sentimenti e produce incertezze, con sprazzi di emozione e sensibilità che rivelano la bellezza di gesti semplici e condivisi, come la cucina o il cucito in una piccola comunità ai confini del mondo abitato che non ha dimenticato il valore dell'accoglienza.

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